XX Settembre. Quando i colportori entrarono a Roma con la Bibbia
18 settembre 2020
A seguito di una delle prime battaglie del Risorgimento, si produsse uno degli eventi entrati nell’immaginario dell’evangelismo nel nostro paese
Il 20 settembre 1870 l’esercito italiano in una delle sue prime battaglie risorgimentali sconfiggeva l’esercito pontificio ed entrava in Roma, che di lì a poco, dopo Torino e Firenze, sarebbe stata proclamata capitale del nuovo Stato. Fu un evento molto importante e venne celebrato come festività nazionale dal 1895 al 1928, poi soppressa con il Concordato del 1929. Quel giorno, dopo l’esercito, entrarono in Roma alcuni colportori: venditori ambulanti di Bibbie. Le cose andarono così. L’agente per l’Italia della Società biblica britannica e forestiera, T.H. Bruce, un laico scozzese, organizzò in anticipo l’azione della Sbbf. Scelse personalmente alcuni colportori, tra i tanti attivi allora in Italia, e li inviò a Roma, al seguito dei reparti dell’esercito. Il 20 settembre essi entrarono in città, ma non tutti insieme: il primo passò per la breccia ancora fumante; un altro passò per Porta Pia, seguito da un cane che tirava un carretto carico di Bibbie; altri lo seguirono per quella via, mentre un altro passò per Porta San Giovanni e qualcuno giunse nei giorni successivi.
Cominciarono a girare, promuovendo la Bibbia: chi preferì la città leonina intorno al Vaticano, chi scelse le piazze del centro (Pantheon, il Corso) montando tavoli e banchi per esporre i libri, chi affrontò il pubblico sui sagrati delle chiese principali. «Invece del vino annacquato che avete bevuto finora, vi offriamo il vero vino spirituale», proclamava uno di loro. Il messaggio venne accolto da parte di alcuni uditori, ma venne anche contestato da molti e alcuni di loro furono fermati dalla polizia. La Bibbia che promuovevano era essenzialmente quella tradotta dal Diodati nel Seicento, la classica versione dei protestanti italiani, che era stata ripresa e revisionata. Per superare ogni disputa confessionale, venne promossa anche la versione cattolica del Martini, e verrà stampato a Roma, con l’imprimatur, un libretto con Luca e le Lettere di Pietro.
La prima domenica (25 settembre), volendo raccogliersi in preghiera e considerando che non vi erano né chiese né pastori evangelici all’opera, i colportori, insieme a qualche simpatizzante, si avviarono al Colosseo, luogo simbolo degli antichi martiri cristiani, e salirono sugli spalti più alti da dove si gode una vista splendida sulle rovine, sulla città e sulla campagna. Lassù aprirono la Bibbia e lessero, insieme, il racconto del viaggio dell’apostolo Paolo a Roma (Atti 28). Poi Bruce lesse un brano dell’Epistola ai Romani e concluse con una preghiera di ringraziamento per la libertà religiosa finalmente vigente nella città. Fu un evento emozionante e memorabile. In quei giorni storici, la Società Biblica fu sola nell’introdurre e diffondere la Bibbia: la sua azione precedette quella delle chiese evangeliche, che giunsero presto, ma dopo.
Come l’ingresso, per la breccia, dei bersaglieri a passo di carica, sostenuto dalla tromba squillante, è entrato nell’immaginario collettivo, nei libri di storia ed è stato celebrato da pittori dell’epoca, così l’evento dei colportori che parteciparono all’impresa di Roma, un manipolo di uomini che iniziò la diffusione della Bibbia nella capitale, rimarrà nella storia e nella leggenda dell’evangelismo. Da allora anche a Roma vi fu la possibilità di leggere personalmente e direttamente la Bibbia; una libertà che attraverso una storia meravigliosa, tra dispute confessionali e incontri ecumenici, passati 150 anni ci raggiunge. E ancora ci interroga.