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Vivere secondo la fraternità e la misericordia

Un giorno una parola – commento a Isaia 61, 8

Poiché io, il SIGNORE, amo la giustizia, odio la rapina, frutto d’iniquità
Isaia 61, 8

Che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose
I Tessalonicesi 4, 6

Le parole di Isaia e quelle di I Tessalonicesi appartengono rispettivamente al manifesto dell’annunciato Messia e alle raccomandazioni etiche a una Chiesa cristiana composta di ex pagani.

Il Signore è presentato quale garante della crescita della comunità di credenti, che apprende ogni giorno a vivere nella comunione fraterna e nel rispetto della dignità del prossimo.

Certo, le esortazioni hanno radici profonde nell’Evangelo della grazia e Gesù, commentando l’inizio di Isaia 61 un sabato nella sinagoga di Nazaret, afferma che si tratta di una Parola di Dio che si realizza con la sua persona: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi,per proclamare l’anno accettevole del Signore»… Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». Il Signore, che ci ha riconciliati a sé in Cristo, ha già manifestato la sua identità di filantropo in tutta la Bibbia. Il popolo liberato dall’esilio babilonese ha il compito di avviare la riconciliazione nella propria realtà collettiva e familiare. La grande salvezza è opera di Dio, ma noi siamo interpellati a vivere secondo la fraternità e la misericordia. È un compito certamente oneroso che richiede impegno, ma si tratta di manifestare al mondo che siamo riconoscenti al Signore per la giustizia, il perdono e l’amore ricevuti. È una sorta di condivisione con gli altri dei benefici della grazia ricevuti. 

Accade che le difficoltà causate dalla pandemia non rendano le persone migliori, anzi le tensioni e i disagi nel lavoro e negli affetti possono essere occasione di ulteriore tensione e sofferenza.

Qual è il primo compito di una Chiesa? Cerchiamolo insieme nelle nostre Comunità, attiviamo la generosità riconoscente presente nella testimonianza biblica, cogliamo l’occasione di una riconciliazione in Cristo. Il Signore ci libererà dalle nostre solitarie angosce, anche attraverso la reciproca consolazione fraterna che nelle Chiese nate dalla Riforma è centrale nella cura pastorale. Lutero riteneva fondamentali i reciproci colloqui pastorali e consolazione delle sorelle e dei fratelli.

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