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La nostra speranza è riposta nel Dio vivente

Un giorno una parola – commento a I Timoteo 4, 10

Tu hai gli occhi aperti su tutte le vie dei figli degli uomini
Geremia 32, 19

Abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti
I Timoteo 4, 10

“Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione, 

piangono per aiuto, chiedono felicità e pane, 

salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte. 

Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani”. (D. Bonhoeffer)

Ma per noi che crediamo, “Salvatore” ha un significato più pieno di un semplice “erogatore di benefici e provvidenze”, perché nel riconoscere le vie nascoste di Dio, che scava nei cuori dei cunicoli di speranza, abbiamo consapevolezza della gratuità di una misericordia che vince l’ostinatezza delle nostre vie contorte, attorcigliate attorno al peccato; scopriamo un Dio presente nel cuore della storia umana e nel nostro esilio interiore ed esteriore, che condivide la nostra sofferenza e salva non soltanto noi, che crediamo. 

Questo unico Dio di Israele, che comunica i suoi oracoli a Geremia e si nasconde, rivelandosi in Gesù, è il Creatore sovrano, insondabile ed eccelso; non accontentandosi di tenere gli occhi aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, accompagna il suo popolo verso il giudizio dell’esilio e soffre con i figli degli uomini, mentre porge per bocca del profeta un barlume di speranza, la certezza di una liberazione che si manifesterà a suo tempo. 

“Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, 

lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane, 

lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte. 

I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza”. (D. Bonhoeffer)

La nostra disciplina e fatica del presente si muovono verso una meta finalizzata, fondata sulla speranza a venire, sono radicati nel Dio vivente, presente come lievito e balsamo tra le pieghe e le piaghe della storia travagliata: ecco, il nostro Dio opera e offre la salvezza a tutti, e di fatto ora salva quanti rispondono nella fede e non si scandalizzano di lui, ma abbracciano la sua speranza e prendono la sua croce. 

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