Gesù Cristo è la fine della sete spirituale del mondo
28 agosto 2020
Un giorno una parola – commento a Giovanni 7, 37
O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia
Salmo 63, 1
Gesù esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva»
Giovanni 7, 37
Nell’ultimo giorno della festa delle capanne Israele ricordava il miracolo di Mosè che percosse la roccia con il suo bastone e ne uscì dell’acqua (Numeri 20). Gesù Cristo evoca a sé il dono dell’acqua, anzi di dare da bere un’acqua che trasforma in grande sorgente chi la riceve. Dicendo queste parole, Gesù afferma che la sua rivelazione di Dio è quella definitiva. Superiore a quella di Mosè e a quella dei patriarchi (Giovanni 4). L’acqua che Gesù dà, disseta in eterno, mentre l’acqua di Giacobbe o di Mosè calmano la sete, ma non la spengono per sempre. Gesù Cristo è la fine della sete spirituale del mondo.
L’acqua limpida è la parola di Gesù Cristo e tutto quello che questa ci assicura: l’amicizia di Gesù per noi, il diventare persone della sua famiglia, la pace, l’unione tra di noi, la conoscenza di Dio, del suo perdono, della sua giustizia. Questo ti disseta. Anzi, è talmente tanto che riesci a viverlo con gli altri. Quindi, a diventare a tua volta sorgente di fiumi d’acqua viva. Il Vangelo ti interpella, e tu non puoi rispondere. Sei un muro nel deserto; c’è aridità prima e dopo di te. E quello che tu chiami “acqua”, in realtà è solo una rugiadina di etica o di sentimentalismo. Mezz’ora di sole, ed è scomparsa. L’unica cosa da fare è rompere il muro, e può far male. Basta una piccola crepa, che lasci entrare qualcosa da fuori, come le palme dei tetti delle capanne della festa lasciavano entrare la luce della luna e delle stelle. L’unica risposta viene dalla crepa che si è aperta. E da questa crepa delle nostre sicurezze il muro di aridità del nostro cuore viene riempito di acqua viva. E l’acqua prosegue, deve proseguire oltre a noi.