Celebrare il Dio liberatore
21 luglio 2020
Un giorno una parola – commento a Salmo 9, 1
Io celebrerò il SIGNORE con tutto il mio cuore, narrerò tutte le tue meraviglie
Salmo 9, 1
In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi
I Tessalonicesi 5, 18
Quali meraviglie si propone di raccontare il salmista? Forse il pensiero corre alle opere del Dio creatore, che diversi salmi celebrano con le belle immagini del creato in festa che conosciamo e cantiamo. Qui si tratta però di un’altra serie di immagini, che celebrano le azioni di Dio come liberatore, che difende la causa di chi è perseguitato senza motivo, che offre rifugio all’oppresso, che non dimentica il grido dei miseri e non delude la loro speranza.
Il salmista si contrappone alle «nazioni», con cui di solito si indicano tutti gli altri popoli che non sono Israele. Nel tratto di storia che è testimoniata dalla Bibbia, le nazioni che Israele ha incontrato – e con cui si è scontrato – sono state regni assai più grandi, con sufficiente potere da imporsi sugli altri, più deboli, tra cui Israele stesso. Questa è la stessa esperienza dell’io che parla nel salmo e sembrerebbe essere questo l’aspetto determinante del suo legame con Dio: l’essere stato in balìa di nemici più potenti, di cui non avrebbe potuto avere ragione da solo. Dall’altro lato l’elemento caratterizzante sarebbe dunque quello di confidare nel proprio potere, nella forza del proprio «braccio» o nel proprio «arco», come dicono altri salmi. Il salmista prega che non prevalga questa logica mortale – propria dei mortali e anche mortifera – e ha fiducia che sarà invece la giustizia a trionfare: «il Signore siede come re in eterno… Giudicherà il mondo con giustizia, giudicherà i popoli con rettitudine». A questa fiducia ci uniamo leggendo il salmo: che Dio sarà non necessariamente con “me”, ma certamente con ogni persona che si trovi nella situazione vissuta dal salmista.