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Il tempo della schiavitù è compiuto

Un giorno una parola – commento a Isaia 40, 2

Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto
Isaia 40, 2

Anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio
Romani 8, 21

La Bibbia è molte cose. Tra queste, è anche un’immensa macchina che genera pensiero, testi, riflessioni, commenti, da ben più di due millenni e mezzo. Questo dovrebbe bastare a destare stupore.

Il Secondo Isaia è uno dei libri più poetici, accorati, commoventi delle Scritture. Queste parole, in origine, si rivolgevano a Giuda, fragile vasetto di coccio tra i vasi di ferro dei nascenti imperi, ed erano legate alla storia del momento: il piccolo popolo dei deportati di Giuda a Babilonia iniziava a sperare nel rientro in patria. Le sentiamo nostre perché sono scritte in maniera geniale, aprono il nostro cuore e gli parlano, sia se con “cuore” traduciamo “mente”, come voleva il senso originale, oppure affettività, come intendiamo noi; appropriarsi di peso di un testo millenario, appartenente alle Scritture, è un’operazione pericolosa. Intanto, svela una mancanza di rispetto che la Bibbia non merita. Non intendo certo farlo, ma voglio lasciarmi andare alla suggestione di queste parole, dato che tutti abbiamo bisogno di essere liberati, sempre e comunque, e sentirlo proclamare è una delle cose che più possono aprire il nostro cuore e sollevare il nostro spirito. Perché dunque rinunciare a un aiuto così grande?

Siamo andati a sbattere con tutto il peso delle nostre illusioni di onnipotenza nella fragilità di creature, inciampando in un virus. Voglio parlare di un fatto: a causa della facilità di contagio e della nostra rapidità di spostamento, la malattia ha fatto il giro della terra in pochissimo tempo, e ha colpito prevalentemente i paesi più sviluppati, obbligandoci a capire, con le cattive, che siamo un unico popolo, che saremo salvi tutti o nessuno. Almeno per un momento, abbiamo capito che le cure dovranno essere per tutti, la salute per tutti, altrimenti nessuno potrà sentirsi al sicuro dalla sofferenza. Il virus ci ha dato l’occasione di capirlo. Se ci riusciremo, allora, veramente, il tempo della schiavitù della nostra Gerusalemme sarà compiuto.

 

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