Rispondere alla paura
01 giugno 2020
Un giorno una parola – commento a Matteo 10, 27
Non vi spaventate, non temete! Non te l’ho io annunciato e dichiarato da tempo? Voi me ne siete testimoni
Isaia 44, 8
Quello che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti
Matteo 10, 27
A quante interpretazioni diverse si presta questo verso e quante domande ci suscita?
Potremmo pensare che questo verso sia un inno all’impegno sociale, alla lotta per un mondo migliore, in cui l’ingiustizia viene condannata e gridata dai tetti. Potremmo pensare che sia un invito a non tacere di fronte alle verità scomode, a quelle verità che spesso vengono nascoste per far contenti tutti e nessuno, quelle verità che, quando rivelate, provocano instabilità. E l’instabilità, non piace, si sa, anche se a perdere, spesso, è la verità!
Possiamo pensare, invece, che questo invito ad urlare dai tetti sia risposta a qualcosa di meno plateale, meno invadente, meno rumoroso: una risposta alla paura. In un periodo come questo, in cui la paura ha avuto un grande influsso sull’intera umanità, la voglia di risorgere è divenuta infinitamente superiore a tutto, e l’invito a predicare sui tetti diviene, finalmente, occasione di riscatto.
Sì, le parole di Gesù qui citate sono una risposta alla paura, una risposta ai pericoli ai quali i discepoli e le discepole di Cristo sarebbero stati esposti durante la loro missione nel mondo, pericoli che, sebbene di forma diversa, sono ancora oggi in agguato.
Uno dei nemici più grandi dell’umanità, lo sappiamo, è la paura, paura che spesso si trasforma in angoscia, che deturpa le nostre giornate, che fa appassire le nostre aspirazioni, che si impossessa di ogni nostro passo. La paura lega, distrugge, deruba, ci priva dell’entusiasmo, si fa strada lentamente e rade al suolo tutto ciò che incontra. Si trasforma da amica a padrona, da consigliera a divoratrice della personalità e a barriera contro la vita. Chissà quanta paura dovette provare Gesù mentre si avvicinava l’ora più buia. Eppure non cedette, anzi, rispose alla paura così come aveva consigliato ai suoi discepoli: gridando. Sì, gridò dall’alto, non da un tetto, ma da una croce; annunziò e predicò dall’alto del trono più infame la salvezza e lo fece rimanendo in silenzio, morendo così, solo, senza onori né gloria, come l’ultimo degli uomini. Eppure la sua predicazione dall’alto di quella croce ha sconfitto la paura e ci ha fatti risorgere a nuova vita. Dall’alto di quel “tetto” è arrivato l’annuncio della nuova vita.