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Dopo l'emergenza, riflettere sulla ripartenza

Due giorni di dibattiti nel festival "Parole O_Stili" in edizione digitale: riflessioni sull'odio in rete e sulla fiducia da ricostruire nella società

In queste settimane, il bisogno di comunicazione e di socialità ci ha spinto a usare maggiormente la rete per sentirci connessi e vitali e, in alcuni casi, è nata una sperimentazione di qualità che consente al settore culturale di rimanere attivo e vitale. Case editrici, librerie, giornali, musei, festival, associazioni culturali offrono dirette facebook, live instgram e YouTube per divulgare eventi, contenuti, lezioni e dialoghi che permettono di riflettere sulla complessità del tempo che stiamo attraversando. Anche le chiese si sono attivate con significativi momenti di formazione e spiritualità condivisa. Sono uno stimolo a far sì che, una volta superata l’emergenza, si possa ripartire invertendo alcuni trend da pre pandemia.

È ciò che ha tentato di fare il festival "Parole O_Stili", in edizione solo digitale (8-9 maggio), presentando i risultati di un sondaggio SWG sulla circolazione di odio e falsità in rete. E il dato impressionante è che l'80% degli utenti considera normale la violenza verbale nei social media. Questo dato è in crescita del 14% rispetto al 2018 e significa che ciò è diventato il modo di comunicare online, anzi ne è per così dire l’aspetto che spinge a intervenire nelle chat. Solo una minoranza esigua degli intervistati (22%) ritiene che le giovani generazioni riusciranno a governare il fenomeno, scegliendo anche in rete un altro modo di comunicare, magari integrando questi mezzi con una socialità in presenza. 

Ascolto, rispetto delle reciproche diversità, inclusione. È quanto hanno affermato per due giorni i tanti ospiti del festival che con parole scelte hanno testimoniato la fatica di prendersi cura del modo di comunicare, sia online che nella vita sociale.  Il "Manifesto dell'inclusione" rilancia una campagna educativa per la cittadinanza, scegliendo di comunicare abbattendo pregiudizi, incomprensione, aggressività verbale. Come scrivono gli organizzatori «Più che mai in questi ultimi due mesi abbiamo imparato che la rete è un bene preziosissimo che merita di essere curato e a cui va dato il giusto valore» – ha dichiarato Rosy Russo, Presidente di Parole O_Stili. Per sottoscrivere il Manifesto:  https://paroleostili.it/.

Il Manifesto si può leggere qui. 

In rete vi è una pluralità di offerta e ci sono  anche luoghi dove si partecipa educatamente a un evento live su instagram, a una diretta facebook, conversando e interagendo, in modo da fare la differenza perché si è testimoni di quell’umanità che va oltre lo schermo, raggiunge le persone ovunque sono, sperimentando qualcosa che non è il surrogato di una presenza, bensì un nuovo modo di condividere conoscenza, fraternità e solidarietà. È indubbio però che questo tempo di isolamento e di grande incertezza sia anche occasione per esprimere rabbia, odio e violenza verbale contro alcuni bersagli: omosessuali, migranti, ebrei. E i dati sono in crescita. Aumentano cioè anche in rete gli atti discriminatori contro le minoranze. 

Le responsabilità sono sotto gli occhi di tutti: un recente libro di Christian Salmon “Fake. Come la politica ha divorato sé stessa” (Laterza 2019) spiega bene la logica del “clash”, cioè dello scontro a tutti i costi, della mancanza di rispetto e del non ascolto che viene alimentato nella comunicazione politica sui social, ripresi e amplificati da altri mezzi di comunicazione come i telegiornali. Tutto ciò ha contagiato altre sfere della società che non ne sono immuni. Gli effetti sono di una gran confusione e in parte ce ne stiamo rendendo conto in tempi di emergenza: la chiarezza e semplicità nel comunicare in momenti di difficoltà sono cruciali, anche per predisporre buoni interventi e programmi che hanno una ricaduta immediata sulla vita delle persone, sulle loro ansie e paure, sulle loro speranze. Occorre ricostruire fiducia nella società.

È importante riflettere e imparare cosa significhi utilizzare la rete e i social per fare responsabilmente  informazione, comunicazione e cultura con tutti i media, unendo umanesimo e tecnologie (“digital humanities”): il libro recente di Giovanni Solimine e Marino Sinibaldi “La cultura orizzontale” (Laterza 2020) consente di fare un passo avanti per progettare la comunicazione online con competenza e responsabilità. Perché – non dimentichiamolo – anche internet e i social media fanno parte della vita reale: dietro a un nickname c’è sempre una persona. Occorre una nuova sensibilizzazione contro i linguaggi ostili e violenti, ma soprattutto è importante scardinare i meccanismi che producono tali spirali di violenza, come sanno gli esperti di trauma in situazioni di post-conflitto.

L’ultimo libro di Natale Losi “Critica del trauma” (Quodlibet 2020) consente infatti di comprendere quali sono le responsabilità di ognuno nel ciclo della violenza, per uscirne in modo costruttivo e propositivo e creare un terreno di confronto critico per il benessere e la crescita delle comunità. Si chiama “crescita attivata dalle avversità” e dopo una emergenza è quanto ci troveremo a dover mettere in pratica in tanti settori, dalla scuola, ai luoghi di lavoro, dall’università, alle aziende, alle chiese, alle istituzioni culturali, alle comunità. Se la resilienza ci ha consentito di resistere nella crisi, di non naufragare davanti alle difficoltà, la ripartenza andrà accompagnata responsabilmente.

 

 

 

 

 

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