Covid19 e pratica religiosa. Il Viminale consulta le confessioni diverse dalla cattolica
06 maggio 2020
Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: «Un incontro costruttivo alla ricerca di un equilibrio tra sicurezza sanitaria e esigenze del culto»
Una procedura inedita, dettata dall’emergenza Covid 19, quella che ha indotto il Ministero dell’Interno a organizzare ieri una conferenza telematica con i rappresentanti delle varie aree confessionali, per definire un protocollo di comportamento che consenta alle varie comunità di fede di riprendere almeno alcune attività, nel rispetto delle norme di prevenzione indicate dalla Presidenza del Consiglio. All’incontro hanno partecipato esponenti dell’Unione delle comunità ebraiche, baha’i e sikh, delle chiese ortodosse e di quella anglicana, delle associazioni islamiche, dei mormoni. Per le chiese evangeliche erano presenti il Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Fcei, pastore Luca M. Negro; i pastori Gaetano Montante in rappresentanza delle Assemblee di Dio in Italia (Adi); Michele Passeretti, per la Consulta evangelica; Davide Romano, per l’Unione cristiana avventista.
L’incontro è stato convocato e presieduto dal prefetto Michele Di Bari, Direttore del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione che, portando il saluto della Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha invitato tutti i partecipanti a segnalare eventuali criticità rilevate nella pratica delle religiosa delle varie comunità e a impegnarsi perché le norme di sicurezza e prevenzione del contagio vengano adottate e fatte rispettare con scrupolo e nell’interesse della collettività anche nei luoghi di culto.
«Le chiese della Fcei – ha affermato il presidente Negro – apprezzano l’iniziativa del Ministero che riconosce l’importanza del pluralismo religioso e avvia un dialogo con varie rappresentanze confessionali. Confermano inoltre il loro atteggiamento di responsabilità: riconosciamo la gravità della situazione – ha sottolineato – e sosteniamo i provvedimenti adottati dal governo e dalle regioni per contrastare la diffusione del virus. Al tempo stesso – ha ancora affermato Negro – segnaliamo la necessità che i pastori possano svolgere la loro attività muovendosi sul territorio, anche attraversando confini regionali e che, man mano che ci si avvicina alla normalità, ai fedeli sia possibile raggiungere i luoghi di culto anche quando sono distanti dalle loro residenze».
In qualità di consulenti del Ministero sono intervenuti anche i proff. Pierluigi Consorti dell’Università di Pisa e Paolo Naso della Sapienza – Università di Roma, apprezzando «il metodo adottato – come ha affermato quest’ultimo – e prendendo atto del senso di responsabilità con cui le varie confessioni hanno riorganizzato attività pastorali e liturgiche, nel nome di un principio superiore e universale quale la sicurezza collettiva. Quanto ai temi ancora aperti – ha ancora dichiarato – andranno affrontati adottando il metodo dell’analogia per cui anche ai ministri di culto e alle comunità religiose vanno riconosciute le libertà di movimento e organizzazione adottate per altre figure professionali e altre formazioni sociali».
Per la Fcei è stato dunque «un incontro indubbiamente positivo», come ha poi concluso anche il prefetto Di Bari, annunciando la presentazione di un protocollo che farà tesoro delle osservazioni emerse nel corso dell’incontro o che, in tempi assai brevi, le varie confessioni faranno pervenire al Ministero dell’Interno.