Esseri riconosciuti come figli e figlie di Dio
08 aprile 2020
Un giorno una parola – commento a Giovanni 16, 20
Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga
Salmo 51, 12
La vostra tristezza sarà cambiata in gioia
Giovanni 16, 20
Il versetto successivo a quello citato dice: “La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana”. E Paolo, nella lettera ai Romani, aggiunge: «la creazione geme ed è in travaglio (8, 22) e aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio (8, 19)».
Il creato di Dio è ancora in gestazione, e così l’umanità. Quando avverrà il parto, e quando si vedrà la nuova creazione non ci è dato di sapere. Ci è detto che devono essere manifestati i figli di Dio. Dunque occorre che i figli di Dio vengano innanzitutto alla luce. Cioè siano riconosciuti come tali da coloro e da ciò che li circonda.
Ma dove sono i figli di Dio? «Carissimi – scrive Giovanni nella sua prima epistola (3, 2) –, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato quel che saremo. Sappiamo che quando Egli sarà manifestato saremo simili a Lui». Ma che significa questo, nel pensiero delle prime generazioni cristiane? Forse c’è un processo a catena? Prima il Figlio di Dio viene svelato? E come avverrà ciò? E poi toccherà a coloro che il Padre, nel suo amore, (I Giovanni 3, 1) ha riconosciuto come suoi figli?
Ma il mondo – dice sempre Giovanni – non riconosce né costoro né il Figlio unigenito.
Siamo ad una impasse. Qual è la sequenza di eventi che deve svilupparsi perché avvengano parto e nascita della nuova creazione?
Tutto è nella mente e nelle mani del Creatore.
Ma noi abbiamo le nostre responsabilità.
La storia della Chiesa è inequivocabile. Invece di vivere la nostra figliolanza, l’abbiamo svenduta come Esau fece con la sua primogenitura.
Nel racconto delle tentazioni a Gesù nel deserto Satana gli dice: Se sei Figlio di Dio segui le vie consuete della demagogia, dell’inganno, della violenza.
Noi abbiamo ceduto. Solo se torneremo sui nostri passi potremo “affrettare la venuta del giorno di Dio” (II Pietro 3, 17), il giorno della gioia.