È per grazia che siamo salvati
27 marzo 2020
Un giorno una parola – commento a I Giovanni 3, 20
Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni
Geremia 17, 9-10
Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui. Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa
I Giovanni 3, 20
In questo versetto abbiamo una inversione di ruoli. Normalmente si concepisce Dio come il giudice che condanna i peccatori. Qui, invece, a giocare il ruolo della pubblica accusa potrebbe essere proprio il nostro cuore, la parte più sensibile e vitale di noi stessi. Dio, all’opposto, gioca il ruolo del difensore ed è pronto a mettere in campo a nostra discolpa tutte le attenuanti possibili.
L’immagine dell’anima che si presenta davanti a Dio per essere giudicata è largamente presente nelle religioni, nella Scrittura e abbondantemente sfruttata da Dante nella Divina Commedia. Ogni studente o studentessa di scuola superiore viene confrontato con la cultura dantesca e con le anime variamente distribuite all’inferno, al purgatorio o al paradiso da un Dio che le giudica in base alle loro opere, spesso con criteri freddi e legalistici.
Martin Lutero, quale figlio della cultura medioevale, combatteva contro la sua stessa persona perché non comprendeva come la sua natura di peccatore potesse essere ben accetta a Dio. Si distruggeva in digiuni, veglie notturne, patimenti, confessioni e pellegrinaggi, ma sentiva di non essere a posto con Dio, si sentiva condannato dal suo proprio cuore. Tutto questo fin quando non scoccò nella sua mente e nella sua coscienza il concetto della salvezza per grazia. Allora capì che non sono le opere a far presentare l’anima pura davanti a Dio, ma è Dio stesso che la purifica e la giustifica, togliendo di mezzo il peccato, l’ostacolo principale alla piena comunione con le sue creature. Ancora ripetiamo che è per grazia che siamo salvati. Il nostro cuore dovrà fare silenzio nel processo, anzi dovrà esultare davanti alla misericordia di Dio.