Commissione globalizzazione e ambiente: ripristinare lo Stato sociale
25 marzo 2020
La Commissione Glam della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ritiene che gli effetti delle misure di sicurezza per l'emergenza coronavirus siano «paragonabili ad una apnea o un coma artificiale dell'intero sistema economico»
La Commissione globalizzazione ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia chiede di rivedere le priorità e la spesa pubblica per un ripristino del carattere sociale dello Stato. In un documento, la Glam sottolinea le criticità dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di coronavirus. Criticità che in parte hanno radici nel passato e che avranno effetti nel futuro.
«Il blocco nelle abitazioni, i pattugliamenti stradali anche con droni, il fermo delle produzioni considerate non essenziali, il bombardamento mediatico con il bollettino della diffusione del virus e delle sue vittime, la frenesia sui social in cui si rincorrono commenti e notizie, l’allarme del sistema sanitario nazionale, il susseguirsi di decreti del governo sempre più paralizzanti hanno precipitato la rutilante "normalità” in un tempo senza tempo. Come un calco di Pompei, la società è apparentemente sospesa mentre precipita e mostra impietosamente le sue crepe: il mantra #iorestoacasa presuppone una casa e delle relazioni sane al suo interno, una salute fisica e psichica, un reddito».
Esordisce così il documento della Glam, che denuncia come il welfare pubblico «condannato dall’ideologia neoliberista, screditato, affamato e precarizzato con esternalizzazioni si scopre essere l’unica risorsa reale».
Il servizio sanitario nazionale è in sofferenza a causa del taglio di 37 miliardi dal 2010 al 2019 «per creare un mercato alla sanità convenzionata (dove gli esami vengono rimborsati fino a tre volte il loro costo) e privata, compresa l’intramoenia». I dati Ocse aggiornati a luglio 2019 dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media, sia per la spesa sanitaria totale, sia per quella pubblica. Nel periodo 2009-2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media OCSE del 37%.
E intanto aumentano i morti per coronavirus, 6.820 al 24 marzo 2020. «Il virus trova una sofferenza respiratoria cronica dovuta all’inquinamento dell’aria (specie nella pianura padana dove i valori sono oltre soglia per almeno un terzo dell’anno) che già ogni anno uccide 80 mila persone come ben sanno anche i medici di famiglia – scrive ancora la Glam –. A casa, dunque, i giovani in età scolare a seguire lezioni online in cui si perde facilmente l’accompagnamento personalizzato per chi ha disturbi nell’apprendimento o situazioni familiari disagiate, i/le lavoratori in telelavoro, i/le precari lasciati a casa a causa della chiusura delle attività. Al lavoro, tra i settori essenziali, ricordiamo da una parte il socio assistenziale e dall’altra le attività dell’industria della difesa, nonché altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale i cui criteri sono oggetto di polemiche».
Gli effetti delle misure di sicurezza, sostiene la Commissione Fcei, «sono paragonabili ad una apnea o un coma artificiale dell’intero sistema economico. La politica economica ha il compito di alimentare e ventilare artificialmente il "paziente" nel modo più completo possibile durante questa fase, in modo che subisca il minor danno possibile a lungo termine. Verosimilmente molte attività falliranno e la povertà generale crescerà.
La vita sociale e la cura delle relazioni si sono spostate sulla rete che attraverso la voce e la vista sublima il contatto e lenisce la solitudine di molti/e.
Auspichiamo che questa situazione produca una conversione delle priorità nella coscienza generale e nella composizione della spesa pubblica che generi un ripristino del carattere sociale dello Stato (ovvero del nostro salario indiretto) come leva di giustizia sociale – conclude la Glam – e un investimento ben più serio del Decreto clima (d.l. 111/2019) che stanzia 450 milioni in tre anni in attività non strutturali rispetto al modo di produrre perché la salute (e la salvezza) umana è intrecciata a quella del pianeta».