Raccoglieremo quello che abbiamo seminato
24 gennaio 2020
Un giorno una parola – commento a Galati 6, 7
Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il Signore solo sarà esaltato in quel giorno
Isaia 2, 11
Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio
Galati 6, 7
«Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio», il versetto di Galati che oggi ci è stato proposto prosegue affermando «perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà». Non vi ingannate: gli uomini e le donne a cui parlano gli autori biblici sono vissuti e vissute migliaia di anni fa, ma questa Parola risulta forte e chiara anche per noi. Di una attualità che ci sgomenta. Non vi ingannate: non ci inganniamo, noi che ancora oggi continuiamo a beffarci di Dio. L’apostolo Paolo sta proprio parlando a noi: non vi ingannate, voi che vi fidate più di voi stessi che di Dio. Non vi ingannate, voi che avete posto la vostra esistenza sotto il segno dell’idolatria, che sia essa il denaro, il potere, la vostra autorità, o la vostra affermazione personale.
Paolo ci interpella, ci pungola e ci avverte: non dobbiamo ingannarci perché raccoglieremo quello che abbiamo seminato. E cosa abbiamo seminato, cosa stiamo seminando? La distruzione del Creato e l’intiepidirsi della compassione, della solidarietà umana e sociale e quindi dell’amore per il prossimo e dell’impegno che esso necessita. Ci siamo infatti condannati ad un’esistenza isolata e sterile, blindati nelle nostre tiepide case, vivendo immemori del fatto che siamo creature del Signore, da Lui volute e quindi create, da Lui amate e quindi salvate.
Ma il profeta Isaia, e dopo di lui Paolo e tanti altri, ci ammoniscono: non vi ingannate, tornate alla consapevolezza di quello che siete, chiedete aiuto al Signore e a Lui chiedete quale debba essere la strada da percorrere, perché quello che avrete seminato, lo mieterete. Amen!