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La trasformazione richiesta dalla fede

Un giorno una parola – commento a Filemone 4-6

Dio mi cinge di forza
Salmo 18, 32

Io ringrazio continuamente il mio Dio, ricordandomi di te nelle mie preghiere, perché sento parlare dell’amore e della fede che hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi. Chiedo a lui che la fede che ci è comune diventi efficace nel farti riconoscere tutto il bene che noi possiamo compiere, alla gloria di Cristo
Filemone 4-6

Il riconoscimento che l’apostolo Paolo tributa alla fede e all’amore di Filemone è commovente. Ma non è del tutto privo di un tono esortatorio. Da un lato, Paolo ha ricevuto notizie incoraggianti e positive sulla vita di fede di Filemone, di come egli mostri premura e sollecitudine per il Signore e per la comunità; dall’altro, è chiaro come quest’ultimo debba ancora imparare a valutare la grandezza del bene che la fede e l’amore di cui è capace possano compiere per l’opera di Cristo. È come se Paolo capisse che Filemone non sia ancora consapevole di quanto la fede possa chiedere ad un credente e quale sforzo gli venga chiesto in termini economici, culturali ed emotivi. La fede implica una trasformazione che spesso è costosa e faticosa da ottenere. Dalle parole di Paolo emergono almeno due pensieri.

Intanto, che la fede praticata è capace, efficace, nell’aprire gli occhi sulle sue implicazioni nella realtà concreta del credente. Cosa può scoprire – per esempio – un credente che possiede degli schiavi come Filemone? In che rapporto deve porsi se quello schiavo diventa credente, può uno che devi considerare fratello in Cristo essere anche un tuo schiavo? Capite che ci vuole un ripensamento della propria esistenza che arrivi fino a sradicarti dal mondo in cui vivi…

Ma poi, c’è anche il pensiero che la vita di fede certamente ti offrirà l’occasione di operare quella trasformazione; che i nodi arrivano al pettine, e che prima o poi ti accorgerai dell’enormità delle cose a cui sarai chiamato per rendere gloria a Cristo; come – per esempio – accogliere come libero il suo schiavo Onesimo, che tanti danni gli ha procurato. La fede insomma diventa come un enorme debito nei confronti del Signore che dovrai pagare prosciugando tutti i crediti che puoi vantare nei confronti del prossimo, perché i nostri debiti vengono rimessi «come noi li rimettiamo ai nostri debitori».

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