Santa Bella Ciao
27 novembre 2019
Le inesatte polemiche attorno all'iniziativa del prete di Vicofaro che ha intonato la celebre canzone al termine della messa
Fra le tante brutte notizie delle scorse settimane, ne abbiamo trovata una simpatica e decisamente inaspettata. Riguarda l'iniziativa di un parroco di far cantare nella sua parrocchia di Vicofaro (Pistoia) la canzone Bella ciao, simbolo della Resistenza, al termine della messa.
Nonostante il parere contrario della Diocesi, don Massimo Biancalani aveva comunicato sui social il suo intento, come affermazione dell'impegno contro l'odio dilagante che cresce intorno a noi. Don Massimo è da sempre impegnato nell'accoglienza dei migranti e nella lotta al razzismo.
Non sono ovviamente mancate le immediate prese di posizione contrarie, da parte di esponenti della Lega come del mondo cattolico, secondo le quali «nella messa si devono ascoltare canti liturgici e non canzoni che nulla hanno a che fare con la religione».
Il video incriminato gira su internet ed è oggetto di ogni possibile commento, da chi stigmatizza il “mettersi in mostra” sotto i riflettori da parte del sacerdote, a chi lo candida a Sanremo. Ma ci sono anche affermazioni più preoccupanti, fatte da qualche intellettuale in uno dei troppi salotti televisivi che ci vengono propinati ogni sera, secondo cui Bella ciao è una canzone di parte, troppo “di sinistra” e quindi tanto più inopportuna.
Chi l'ha cantata nei cortei e nelle manifestazioni, ad esempio per il 25 aprile, sa che è il contrario: Bella ciao la conoscono tutti, ha ritmo, si battono le mani… quindi va sempre bene per democristiani, comunisti, cristiani atei...a quelli di sinistra piaceva di più l'Internazionale o Addio Lugano bella.
Quando si cantano le canzoni della Resistenza, sarebbe importante conoscere la loro storia. Bella ciao fu inizialmente un canto di sofferenza e di lotta delle “mondine” costrette a un “duro lavoro” nelle risaie del vercellese, contro lo sfruttamento dei “padrun da li beli braghi bianchi”….Poi, con parole diverse, ma con gli stessi ideali (lavoro e libertà) divenne il più noto canto della Resistenza, cantato soprattutto da quanti, per la loro età, non avevano partecipato alla Resistenza, ma hanno vissuto nella libertà allora conquistata dai partigiani contro i nazifascisti.
Mi è perciò sembrato pertinente concludere proprio con le strofe di Bella ciao (titolo originario Alla mattina appena alzata) che oggi non si cantano più, ma che non vanno dimenticate.
Alla mattina appena alzata
o bella ciao bella ciao bella ciao,ciao,ciao
alla mattina appena alzata
in risaia mi tocca andar
E fra gli insetti e le zanzare
o bella ciao……..
e fra gli insetti e le zanzare
un dur lavoro mi tocca far
Il capo in piedi col suo bastone
o bella ciao………
Il capo in piedi col suo bastone
e noi curve a lavorar
O mamma mia o che tormento
o bella ciao………
o mamma mia o che tormento
io t'invoco ogni doman
Ed ogni ora che qui passiamo
o bella ciao………
ed ogni ora che qui passiamo
noi perdiam la gioventù
Ma verrà un giorno che tutte quante
o bella ciao……..
ma verrà un giorno che tutte quante
lavoreremo in libertà