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Confidare in Dio che può ogni cosa

Un giorno una parola – commento a Geremia 32, 27

Ecco, io sono il Signore, Dio di ogni carne; c’è forse qualcosa di troppo difficile per me?
Geremia 32, 27

A colui che può fortificarvi secondo il mio vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, a Dio, unico in saggezza, per mezzo di Gesù Cristo sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen
Romani 16, 25; 27

È un invito pressante quello del Signore, ad essere fiduciosi in Lui in ogni cosa. A volte, il nostro approccio alla fede potrebbe sembrare molto passionale, pieno di grinta e, forse, un po’ carico di emotività; altre volte guardiamo a Dio e riponiamo, sì, in Lui ogni cosa, nonostante il nostro “equilibrato” accostarci a Lui. Qualunque possa essere il nostro modo di relazionarci a Lui, la differenza la fa il Signore: è Lui il Dio di ogni cosa, è Lui colui al quale obbediscono i venti e dinanzi al quale si calmano i mari. Anche quando tutto sembrerebbe remare contro, Dio ci invita a dimorare in Lui e a dare fede alle sue promesse; anche Geremia fu turbato nel corso della sua vita, perché tutti gli eventi sembravano andare contro, per logica, alle “illogiche” parole del Signore. 

Dio è colui che fa, senza prima chiedere a noi, conscio che la sua sapienza ed il suo smisurato amore, lo porteranno sempre a scegliere il meglio per noi. Mentre parla a Geremia, scosso dagli eventi, Dio non perde occasione di rinnovare in noi la certezza del suo interesse per l’umanità; quel suo essere potente, Signore di ogni carne, non è senza il fine del dono di sé all’umanità. Egli è il Dio dell’agape, dell’amore smisurato che nulla chiede in cambio; è colui che è per darsi all’altro/a, perché Signore dell’alterità, non dell’egoismo. È colui che soffre per vederci sorridere, che muore per vederci vivere; è il potente che si riduce al nulla, il Re che vince il male senza esercito armato, il Dio della giustizia che usa misericordia verso i peccatori. C’è dunque qualcosa di troppo difficile per chi sceglie di amare senza alcuna misura? 

Allora chiediamo, senza vergogna, senza pensare nemmeno se ciò che chiediamo sarà esaudito, perché l’essenza della preghiera non è il risultato, ma l’incontro. Il Signore è con me, è il mio aiuto, e per questo non ho timore. Cosa dunque potrà farmi l’uomo? (cfr. Salmo 117, 6).

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