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Fare un uso attento delle parole

Un giorno una parola – commento a Giacomo 3, 9-10

Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena la lingua è prudente
Proverbi 10, 19

Con la lingua benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così
Giacomo 3, 9-10

Un vecchio adagio dice: «Ferisce più la lingua che la spada», e mai come in questo tempo, la violenza e l’aggressione verbale connotano la comunicazione tra le persone. Chi non è allineato al pensiero dell’altro è considerato quasi un nemico da abbattere, magari con la disinformazione imperante che riscontriamo sui social.

Come credenti, la parola di oggi ci fornisce due indicazioni.

La prima è la coerenza: talvolta non vi è una piena adesione tra quello che predichiamo e quello che mettiamo in atto. Spesso si ricorre alla bugia, ed è bene ricordare che non esistono gradi di bugia: la bugia, se siamo nella Verità, non può trovare spazio nei nostri rapporti con gli altri. 

La trasparenza della verità sulle nostre labbra testimonierà a quelli di fuori che siamo figli e seguaci della Verità (v. Gv 14, 6).

L’altra indicazione spinge ad un uso accorto e positivo della parola: «Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca (sia chiaro, non solo le parole scurrili, n.d.r.); ma se ne avete qualcuna buona… ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta (Ef 4, 29).

Dunque, ci vuole coerenza, ma la coerenza da sola non basta. Ci vuole una attenta riflessione sull’uso che facciamo delle parole, un efficace soppesare quel che andiamo a dire e a fare (spesso si parla con il corpo e con le azioni).

Aspiriamo dunque a labbra santificate dal Fuoco dell’Amore, come quelle del profeta (Is 6, 5-7).

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