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Madre Terra e Madri sulla Terra

Può esserci salute per Madre Terra se quella parte della natura, che è l’umanità, soffre in maniera indicibile in metà del pianeta?

Mi hanno coinvolto, soprattutto a livello emotivo, le giornate di mobilitazione degli studenti, in oltre cento città del mondo, per dire ai potenti: basta con la vostra politica insensata, con la distruzione del pianeta, vogliamo un futuro, vogliamo la salute, il benessere di “Madre Terra”. È stato uno sprazzo di positività, un incoraggiamento per non rassegnarsi al grigiore, anzi al nero della politica, al “non possiamo farci niente”.

 Nello stesso tempo mi è sorta una domanda: non è stupefacente che milioni di giovani scendano in piazza per la salute di Madre Terra e non si riesca (partiti, sindacato, associazioni, chiese…) a organizzare una mobilitazione di massa, paragonabile alle tante che si seppero fare in passato, dal Vietnam ai diritti dei neri, dalle madri cilene e argentine, instancabili nel cercare i loro figli desaparecidos (la dittatura di Pinochet ne faceva gettare in mare, questa volta non dai gommoni ma dagli aerei!)? Non siamo più capaci di manifestare la nostra solidarietà di lotta, non solo l’accoglienza, pure benedetta, verso le donne e le madri curde, i loro neonati, paragonabile alle grandi dimostrazioni per la pace, contro l’installazione dei missili a Comiso… Abbiamo dimenticato le bandiere alle finestre delle nostre case, il sostegno alla lotta per i diritti dei neri, contro l’apartheid in Sud Africa, a volte giustificato anche dalla teologia protestante...

Si andrà in piazza per i curdi nei prossimi giorni?

Può esserci salute per Madre Terra se quella parte della natura, che è l’umanità, soffre in maniera indicibile in metà del pianeta?

Il Male è da sempre all’opera. Ma non è un Male generico, che viene dal nulla, che aleggia nel mondo, dentro l’umanità, fuori di noi, ma anche dentro ciascuno e ciascuna di noi. Il Male può essere individuato, può e deve essere contrastato… Possiamo pregare «che la Tua volontà sia fatta in Terra». Ma l’Europa, il nostro paese, la politica (!) possono fare anche qualcosa che è alla nostra portata. Il Male c’è, ma ogni volta ci sono dei responsabili, anche personalmente, di questo Male. Gli stupri, le torture non fanno parte delle “regole di ingaggio” o degli “effetti collaterali”. È giusto volere libertà e giustizia, ma occorre individuare chi li disprezza e combattere, se necessario anche con la forza, quel male. E non tradire, come invece ha fatto l’ Europa, dopo aver ricevuto l’aiuto chiesto ai curdi, contro i devastanti attentati terroristi e le possibili “invasioni” di massa di immigrati. Era chiaro, per i curdi, che questo aiuto l’Europa lo avrebbe ripagato sostenendoli nella loro rivendicazione di uno Stato nazionale. Soccorrere l’oppresso, accogliere i migranti, aiutare e condividere è decisivo, ma la politica, una politica europea, non deve rinunciare a combattere l’oppressore, le forze militari che, in quel momento storico, rappresentano il Male…

Torniamo alle Madri. Fra le tante oppresse, violentate, ho pensato alle curde perché recentemente il Consiglio delle donne curde della Siria del Nord e dell’Est ha rivolto un appello «a tutte le donne e ai popoli del mondo che amano la libertà». La lettera descrive la loro situazione: sotto le bombe degli aerei e dei carri armati, con attacchi alle chiese cristiane, alle sorelle e fratelli i cui antenati, sopravvissuti al genocidio del 1915, vengono adesso uccisi dall’esercito del nuovo impero Ottomano di Erdogan. «Due anni fa abbiamo assistito allo Stato turco che ha costruito un muro di confine lungo 620 chilometri, con fondi dell’Unione Europea e dell’Onu, per impedire a molti rifugiati di raggiungere l’Europa. Adesso assistiamo alla rimozione di pezzi del muro da parte di carri armati, soldati dello Stato turco e jihadisti per invadere le nostre città... Assistiamo a come quartieri, scuole, villaggi, il patrimonio culturale dei curdi, degli yazidi, degli arabi, dei siriaci degli armeni, dei ceceni, dei circassi e dei turcomanni e altre culture che qui vivono comunitariamente vengono presi di mira dagli attacchi (…). vediamo famiglie costrette a fuggire senza avere un luogo sicuro dove andare. Assistiamo ad attacchi di squadroni assassini di Isis (...). Assistiamo anche all’eroica resistenza delle donne , degli uomini e dei giovani che alzano la loro voce e difendono la loro terra e la loro dignità… Come donne siamo determinate a combattere fino a quando otterremo la vittoria della pace della libertà e della giustizia». La lettera si conclude con precise richieste che i popoli europei come l’Italia possono sostenere.

 

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