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Sviluppo sostenibile: a che punto siamo?

L’Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nel suo rapporto annuale mette sotto analisi lo stato dell’Italia alla luce degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ha pubblicato il suo quarto Rapporto annuale, uno strumento per analizzare l’avanzamento dell’Italia verso il raggiungimento degli scopi dell’Agenda 2030. Sostenuta da 193 Paesi delle Nazioni Unite dal 2016, l’Agenda 2030 è un programma d’azione costituito da 169 target volti a migliorare le condizioni di vita delle persone e del pianeta. Obiettivi certo ambiziosi, ma su cui è importante fare un bilancio man mano che vengono sviluppati.

«L’Agenda 2030 non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma l’intero pianeta. Questo è il primo cambio paradigmatico, un cambio del modello e di visione», spiega Vincenzo Pira, vicepresidente di Armadilla Onlus. «Il grande obiettivo è affrontare i problemi globali che ancora esistono. Dal 2000 a oggi sono stati fatti dei passi positivi nel raggiungimento di questi Obiettivi, ma ci sono ancora tante carenze e tante ombre». Ed è in questo solco che si inserisce il Rapporto 2019 di ASviS.

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile è composta da 227 entità della società civile e del mondo delle istituzioni, coordinate in tutto il Paese per contribuire al raggiungimento dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Scopo di questa unione è di «coniugare l’aspetto globale con quello locale, cioè trasformare questi 17 Obiettivi strategici in legislazione, in deliberazioni operative, progetti e attività che garantiscano un avvicinamento alle 169 mete collegate agli Obiettivi», continua Pira. «Si danno dei dati, si dà un’informazione approfondita a livello globale ma tratta anche l’aspetto locale legato all’Europa».

Scorrendo il Rapporto si trovano evidenziati dei nodi ancora molto critici, che si potrebbero sciogliere modificando «significativamente le politiche pubbliche, nazionali ed europee, le strategie aziendali e i comportamenti individuali», si legge in un comunicato stampa di AsviS. Tra questi punti problematici la lotta alla fame e all’estrema povertà: ancora oggi è in aumento il numero delle persone che hanno difficile acceso al cibo e all’acqua, e più di 700 milioni di persone vive con un reddito inferiore a 1,90 dollari statunitensi al giorno, limite che la Banca Mondiale pone per parlare di povertà estrema. Ciò non accade, al contrario di quello che i potrebbe pensare con una buona dose di pregiudizio, solo nell’Africa subsahariana o in Asia meridionale, ma anche in molte regioni di Paesi industrializzati in cui è in atto un processo di impoverimento ed esclusione.

Per quanto riguarda la situazione italiana, il Rapporto 2019 approfondisce e indica, in relazione in relazione agli anni precedenti, in quali ambiti si siano fatti dei passi in avanti o quali aspetti meritano una maggiore attenzione.

L’azione dei governi italiani è andata in una direzione positiva per quanto riguarda il sistema sanitario, con una «diminuzione ulteriore della mortalità infantile, un raggiungimenti di una serie di obiettivi sulle vaccinazioni e sul controllo della salute pubblica», spiega Vincenzo Pira. Anche sulla parità di genere si sono fatti dei progressi: «c’è stato un aumento della partecipazione, un empowerment e di un maggior potere alle donne che ha portato ad una maggiore presenza nei consigli di amministrazione delle aziende. Un maggiore protagonismo nella vita politica del Paese viene indicato come punto positivo».

La lotta alla povertà è invece un ambito in cui c’è ancora del lavoro da fare: «In Italia c’è un aumento della povertà assoluta dell’8,4% e un aumento della povertà relativa del 15,6%, che riguarda soprattutto alcune regioni del Paese e i giovani tra i 18 e i 34 anni. Circa 1,11 milioni di persone sono in povertà assoluta», racconta il vicepresidente di Armadilla Onlus.

Quello che emerge dal Rapporto 2019 di ASviS è un quadro molto articolato e complesso, sia per quanto riguarda la situazione italiana, sia per quella globale. A 11 anni di distanza dalla scadenza dell’Agenda 2030 restano ancora scoperti molti punti, e pare chiaro che siamo in presenza di una crisi parziale del modello globale. Da qui l’ampia sensibilizzazione al centro dell’attività di ASviS, una sensibilizzazione che passa attraverso i dati, le analisi e la loro comunicazione.

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