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L’annuncio gioioso della grazia di Dio

Un giorno una parola – commento a Romani 8, 1

Io vi libererò da tutte le vostre impurità
Ezechiele 36, 29

Non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù
Romani 8, 1

«Non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù»: è una bella affermazione dell’apostolo Paolo, con echi in tutto il Nuovo Testamento, una di quelle che sostengono il nostro essere, centrale per la fede: è proprio quel che crediamo. 

Sarà per la nostra tradizione calvinista, ma sta di fatto che durante la liturgia dei nostri culti la confessione dei peccati occupa uno spazio, un tempo, molto più lungo dell’annuncio del perdono e della grazia, spesso ridotto a un versetto e a una breve frase essenziale, telegrafica. Sembra che meglio e più a lungo confessiamo, più siamo salvati. Ma non è dalla lunghezza della confessione che dipende il nostro perdono. Ci vorrebbe forse, non dico un’inversione di tendenza, ma almeno un equilibrio maggiore tra le due parti. Bisogna che il predicatore prenda del tempo per l’annuncio consolatorio e gioioso della grazia di Dio in Cristo e che la comunità abbia del tempo per prenderne coscienza, per “goderne”. Deve essere chiaro che, per quanto sia concreto il peccato, è ancora più reale la grazia. Al peccato si contrappone la salvezza e non esiste più alcuna condanna fatale nel giudizio: questa è la verità che deve permeare il nostro essere in Cristo Gesù. Lo sappiamo, ma forse va detto in maniera più ampia e coinvolgente: non siamo più sotto la signoria del peccato, ma siamo stati posti sotto la signoria della grazia. Amen!

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