La conclusione logica della preghiera di Gesù
03 ottobre 2019
Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 13
Il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d’un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre
Daniele 2, 44
Perché a te, appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno. Amen
Matteo 6, 13
Nella vita di ciascuno di noi, arriva il giorno in cui – per i più svariati motivi e nelle situazioni più diverse – ci chiediamo preoccupati di chi possiamo fidarci, su chi possiamo davverocontare: perché confidare ciecamente in qualcuno inaffidabile o inetto, oppure in qualcosa d’inefficace, è pericoloso; a volte è mortalmente pericoloso.
Da questo punto di vista, quindi, è giusto che il riconoscimento che il regno, la potenza e la gloria appartengono da sempre e per sempre a Dio, siano diventati la conclusione della preghiera di Gesù; che senso avrebbe rivolgersi a un Padre incapace, per quanto “celeste”? Ma perfino una fede debole ed esposta al dubbio, come quella di tanti credenti, quando è riposta nel Dio Onnipotente, è fondata, legittima e può trovare esaudimento.
Nel Padre nostro, chiediamo che il nome dell’Eterno sia santificato, dandogli così la gloria dovuta; chiediamo che la sua signoria si manifesti, riconoscendo così che egli è il Signore e il regno gli appartiene; chiediamo «il pane per il giorno che viene» (Mt. 6, 11) e di essere salvati dal male (Mt. 6, 13), nella convinzione che egli abbia il potere di farlo; possiamo farlo perché confessiamo (implicitamente o esplicitamente) che il regno, la potenza e la gloria gli appartengono; ciò che invochiamo è già ora, è da sempre, nelle sue mani: è nella sua disponibilità.
Questo versetto costituisce quindi la conclusione logica della preghiera di Gesù e di qualunque preghiera che ne segua lo spirito; abbiamo un Genitore buono, comprensivo e tanto forte che ci ascolta con interesse, guarda a noi con favore e può aiutarci in ogni circostanza… Dopotutto, forse c’è un motivo se ogni domenica torniamo a ripetere, sempre e di nuovo, queste parole!