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L’amore autentico

Un giorno una parola – commento a Filippesi 1, 9-10

Elia pregava: «Rispondimi, Signore, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o Signore, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!»
I Re 18, 37

Paolo scrive: «Prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori»
Filippesi 1, 9-10

L’amore, l’agape di cui parla l’apostolo Paolo in questa lettera, è il potere più duraturo che ci sia al mondo. È l’amore di Dio operante nel cuore e nella vita degli esseri umani. A questo livello amiamo il prossimo, le creature di Dio e la sua creazione perché Dio stesso ama loro. Questo amore non va confuso soltanto con un’espansione sentimentale. È molto di più dell’affetto: è buona volontà comprensiva, costruttiva e redentiva verso le creature e la creazione di Dio. Nel tentativo di amare si deve cercare più attivamente la propria personalità. La soddisfazione, nell’amore individuale può essere raggiunto soltanto se si è capaci di amare il prossimo con umiltà, fede e coraggio. Queste virtù sono assolutamente necessarie per amare veramente. 

È un compito difficile. Nonostante ciò non dobbiamo arrenderci. Possiamo tentare di conoscere sia gli ostacoli sia le condizioni per riuscire a farlo in modo eccellente. L’amore richiede sforzo e saggezza. L’amore autentico implica cure, rispetto, responsabilità e comprensione. Le cose migliori si trovano nella purezza del nostro cuore, nella chiarezza del nostro sguardo, nella dolcezza delle nostre parole.

Credo che Paolo pregasse per questo tipo di amore per i Filippesi e pure per tutti i credenti di ogni generazione e di ogni luogo, perché, così come scrive Paracelso: «Colui che non sa niente, non ama niente./ Colui che non fa niente, non capisce niente. /Colui che non capisce niente è spregevole./ Ma colui che capisce, ama, vede, osserva.../ La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all’amore...».

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