“Siamo dunque sempre pieni di fiducia”
03 settembre 2019
Un giorno una parola – commento a II Corinzi 5, 6-7
Io aspetto il Signore che nasconde la sua faccia alla casa di Giacobbe; in lui ripongo la mia speranza
Isaia 8, 17
Siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore, poiché camminiamo per fede e non per visione
II Corinzi 5, 6-7
Le parole dell’apostolo Paolo possono tradursi in tre interrogativi, rivolti a uomini e donne del Terzo Millennio. Siamo pieni di fiducia? Sappiamo in che relazione sta la nostra fisicità con la nostra esistenza? E camminiamo per fede o per visione? Nel nostro tempo domina l’incertezza con il carico di ansie che porta con sé e di sfiducia. Una delle frasi ricorrenti è “non possiamo più fidarci di nessuno”, che riflette uno stato d’animo collettivo chiuso su se stesso. Secondo quesito: la scienza è convinta che il limite biologico della vita non sia ancora stato raggiunto. Vivere è conservare la macchina-corpo il più a lungo possibile e nelle condizioni migliori. Punto. Per quanto riguarda il “camminare per fede e non per visione”, l’“empirismo”, il “toccare con mano”, la concretezza della materialità, hanno preso il sopravvento.
Le parole dell’apostolo rovesciano la prospettiva. “Siamo dunque sempre pieni di fiducia” è parte di una testimonianza cristiana che guarda a Cristo risorto come dimostrazione, concretissima, del piano di salvezza che il Signore ha stabilito per l’umanità. Il Dio del patto, delle promesse e delle benedizioni si è reso manifesto, in carne ed ossa, per darci questa certezza. «Mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore» sta sì a significare una dimensione escatologica da cui siamo ancora distanti, ma non abbandonati a noi stessi. Sarebbe sbagliato leggere un dualismo che indurrebbe all’ascetismo come unica forma di esperienza religiosa. Coloro che camminano per fede sanno che «è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono» (Ebrei 11, 1) e «si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano» (Is. 40, 31b) perché vivono il sogno di Dio. Di un’umanità indivisa.