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Con gli ultimi e le ultime della Terra

Un bilancio del Sinodo valdese e metodista appena concluso

La sessione europea del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste svoltasi a Torre Pellice dal 25 al 30 agosto è stata ricca e variegata, non solo per i tanti temi che sono stati affrontati con più o meno forza, ma anche grazie alla presenza di numerosi ospiti internazionali e nazionali che hanno arricchito le discussioni con i loro contributi. L’impostazione dei lavori è stata data, come deciso dal Sinodo scorso, da un’unica Commissione d’esame che ha esaminato l’operato della Tavola valdese, del Comitato permanente Opcemi, del Consiglio della Facoltà valdese di Teologia e della Commissione sinodale per la diaconia – Csd. 

Una delle discussioni che è emersa più volte a più riprese è quella riguardo le questioni di genere, in particolare si è parlato di violenza e dell’importanza della creazione di spazi sicuri. Le nostre chiese hanno già fatto un percorso in tal senso, ma è emerso come sia ancora lunga la strada da fare e non ci sia una posizione univoca neppure riguardo all’adesione ai Thursdays in black, iniziativa globale che invita le persone a indossare almeno un capo nero il giovedì per testimoniare la propria condanna della cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere e degli abusi. Le riflessioni fatte legate a questo ambito si inseriscono in un quadro più ampio, dove è emerso con forza il rinnovato desiderio di stare vicino agli ultimi e la volontà delle chiese valdesi e metodiste di stimolare una riflessione nei confronti dell’accoglienza e un allontanamento tangibile dalle politiche discriminatorie portate avanti dal Governo italiano. 

In questa chiamata ad essere accanto agli ultimi e alle ultime della Terra il Sinodo ha deciso di impegnarsi con forza nel proseguire i progetti di supporto ai migranti e alle migranti attraverso i Corridoi umanitari, la microaccoglienza diffusa e i processi di integrazione sul locale. Un territorio locale che incontra anche i problemi relativi all’invecchiamento della popolazione: grazie al miglioramento delle condizioni e ai progressi della medicina assistiamo infatti a un progressivo allungamento della vita. La Commissione sinodale per la diaconia ha presentato il quaderno tematico di quest’anno dedicato alle risorse dell’anzianità e ha interrogato il Sinodo sul ruolo delle comunità ecclesiastiche e assistenziali in questo ambito. Sempre nell’ambito diaconale, vivendo in un momento storico dove si innalzano facilmente barriere e ci si chiude all’accoglienza del prossimo, il Sinodo ha accolto il documento Motivi di speranza presentato dalla Csd, che apre e ricorda l’importanza dell’impegno concreto delle e il cambiamento che avviene grazie alla collaborazione fra persone, istituzioni e chiese. 

Ci sono poi due ambiti, quello dei e delle giovani e quello dell’intercultura, di cui si è parlato in modo marginale, ma che forse avrebbero meritato uno spazio di discussione più ampio, data l’attuale composizione delle nostre comunità. Il percorso Eci–Essere chiesa insieme viene ormai portato avanti da molti anni dalle nostre chiese, che vivono sempre di più l’essere comunità in movimento anche nella propria composizione di membri e con fatica si riescono a organizzare momenti di formazione e incontro in questo senso. La dimensione interculturale si è sperimentata nel culto di apertura e poi nel momento in cui si è discusso del master in Teologia interculturale, purtroppo non ci sono state ulteriori occasioni per approfondire questo dibattito di stringente attualità. Mentre il tema relativo ai e alle giovani è stato uno dei primi argomenti di discussione dei lavori sinodali, si è trattato di un momento di confronto e di presa di coscienza del Sinodo sulla capacità o meno di coinvolgimento e di aggregazione nei loro confronti e la loro sempre maggiore difficoltà a trovare stabilità in Italia. Inoltre è stato votato un atto che ringrazia e incoraggia il lavoro della Federazione giovanile evangelica in Italia – FgeI, che riunisce i giovani e le giovani provenienti dalle chiese battiste, metodiste e valdesi e di cui quest’anno ricorrono i 50 anni dalla nascita.

Molto forte e sentita è la riflessione che è emersa sull’identità e sul senso di appartenenza, ovvero su come ciascuno e ciascuna di noi intenda l’essere membro di una comunità, come la storia passata si radichi nel presente e quanto il linguaggio che usiamo per parlare delle nostre chiese e della loro composizione sia appropriato o meno. Le chiese sono sempre meno monolitiche e sempre più un miscuglio di storie, percorsi, esigenze e maniere di vivere la propria fede. In questo processo di vita della chiesa è importante interrogarsi su come possano singoli, comunità e Sinodo trovare l’equilibrio fra un’eredità ingombrante e la sempre maggiore diversità che rende le nostre comunità dei corpi vivi e composti da diverse membra, ognuna con la sua importanza e la sua specificità.

Il momento conclusivo è stato come sempre quello delle elezioni, che si svolgono il venerdì, e che quest’anno prevedevano anche un significativo rinnovamento della Tavola valdese. La nuova composizione, effettivamente, potrebbe essere un simbolo visibile del cambiamento e della novità che la Chiesa vuole portare avanti nei prossimi anni. La neoeletta moderatora, la diacona Alessandra Trotta, ha usato due parole chiave nel suo discorso di conclusione dei lavori: umiltà e fiducia, come elementi cardine per il lavoro dei prossimi mesi.

Inizia ora una nuova fase di lavoro, che coinvolge tutti e tutte, nella quale dovremo ricordare ogni giorno queste parole: l’umiltà di non essere sufficienti a noi stessi e noi stesse, ma di avere bisogno dell’incontro con l’Altro e l’Altra e con la Parola per allargare il nostro sguardo e la nostra conoscenza, e la fiducia in noi stessi e negli altri, negli esecutivi, nelle comunità e nella presenza quotidiana del Signore e nel suo progetto per noi i giorni che ci si aprono di fronte. 

Foto: Pietro Romeo

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