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Ventografie

La nuova mostra di Martina Caroli a Testaccio

Nella giornata divenerdì 12 giugno, presso Assemblea Testaccio, è stata inaugurata la nuova mostra delle opere della fotografa romana Martina Caroli, classe 1980, membro della chiesa battista di Roma Garbatella, che rimarrà allestita fino al 3 settembre.

L’artista, nel lavoro presentato, rappresenta l’elemento naturale più complesso nella sua realtà visiva: l’aria. Il vento, che viene immortalato e tra(ns)dotto in arte, ha molte sfaccettature diverse e complesse: è calmo e pacato, iroso, tempestoso, si alza e di nuovo torna quieto, diventa di burrasca e di tempesta, fino a quando cessa e torna bonaccia.

La realtà è che l’artista è riuscita a farci vedere l’invisibilità della natura utilizzando le più disparate situazioni ambientali: dalla caotica Roma ha tirato fuori istanti di natura, con la natura ha rappresentato l’arte; dal mare del porto della Capitale, Ostia, ci porta fuori fino a reminiscenze artistiche con Friedrich e letterarie con Hemingway; ci prende in un campo sportivo e ci porta fin sulla sabbia rossa del Sahara; il suo vento ci taglia e ci culla, fino a condurci in un mondo onirico di riflessi e macchie di colori, mettendo a frutto le più basse realtà urbane, come marciapiedi e pozzanghere, rendendole fugaci incontri artistici a metà tra l’Ottocento di Giovanni Fattori e il Novecento di Joseph Stella.

Martina, come è nata questa mostra fotografica e perché il soggetto scelto è stato proprio il vento?

La mostra è nata dall’idea di fotografare qualcosa che per sua natura non è fotografabile, tuttavia, pur non essendo fotografabile il vento di per sé, è la traccia che si lascia dietro a diventare momentum. L’eterogeneità dei soggetti, invece, nasce proprio dal fatto che il vento tocca, sfiora e modifica tutto ciò che incontra sul suo cammino e mi sono concentrata su quanto possa modificare e cambiare la sua attività sul mare e sull’acqua. Le foto sono principalmente materiche: questa scelta è dovuta anche al luogo di esposizione, un laboratorio di ceramica.

Che tecnica hai utilizzato per fare queste fotografie?

Nessuna tecnica in particolare. Sono state, però, scattate tutte in un momento ben preciso del giorno, all’alba: l’effetto del vento dopo il trascorrere della notte.

Se ti chiedessi di parlare di te come fotografa?

Beh, io ho studiato fotografia da sempre, e questa passione è un’eredità di mio padre: sono cresciuta con mio padre che stampava, finanche in cucina, le proprie foto in bianco e nero. Ho poi incentrato tutti i miei studi sull’arte figurativa: dal Liceo artistico fino agli studi specializzati di Fotografia. Poi ho fatto mille altre cose, tra cui due splendidi figli. Poi ho fatto vari master, ho ripreso a studiare e mi sono rimessa dietro l’obiettivo. La mia principale passione è, da sempre, la fotografia sportiva, anche perché sono io una ex sportiva ed è una cosa che mi diverte molto; tuttavia amo anche quella fotografia dove è il silenzio che viene più fuori e in rilievo.

Grazie Martina, ovviamente consigliamo a tutte e tutti di venire qui a Testaccio a vedere la tua mostra, Ventografie.

Foto di Pietro Romeo

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