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Il giudizio ultimo e quello penultimo

Un giorno una parola – commento a Salmo 139, 23-24

Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna
Salmo 139, 23-24

Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza
Giacomo 3, 13

Caterina Caselli cantava «Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu!». Con queste parole una generazione contestò le barriere gerarchiche che permeavano la società e la rese senz’altro migliore, talvolta pagando un prezzo personale molto alto.

Esistono due tipologie di giudizio. Il giudizio ultimo, definitivo, inappellabile che non spetta ad alcun essere umano. Questo appartiene a Dio soltanto. E poi un giudizio penultimo, costante, che ci accompagna e che ci corregge nella vita di ogni giorno e che riconosciamo a chi siamo legati per amore: a Dio e al prossimo.

Qui si tratta del giudizio penultimo. La parola di Dio soppesa le nostre parole, il suo pensiero esamina i nostri pensieri. Se le une e gli altri non sono diretti alla verità e all’amore, o accettiamo il giudizio del Signore o lo respingiamo chiudendo la Bibbia e canticchiando la canzone della Caselli.

Funziona allo stesso modo nel rapporto con gli altri, che giudicano la nostra condotta. Il giudizio degli altri continua ad avere una fortissima incidenza sulla vita personale. Quanti hanno avuto la vita rovinata da un giudizio sociale ingiusto? Quanti ambienti di chiesa o di lavoro sono avvelenati da giudizi violenti? Quante volte si passa dalle parole dette apertamente: “Dai, questo lo facciamo insieme!” a quelle sussurrate alle spalle: “Quello lì non sa fare niente”?

L’essere umano che vive e crede in Cristo si sottopone a questi giudizi. Il giudizio di Dio e della sua parola, che correggono infallibilmente, e il più discusso, discutibile, fallibile e abusato giudizio degli altri. Tuttavia la disponibilità di accettare il consiglio, l’aiuto e la correzione degli altri (ma non di subirne l’arroganza!) è sapienza troppo grande per rinunciarvi a causa di persone o situazioni abusanti. Nessuna stortura dovrà impedirci di ricercare una relazione sincera con Dio e con gli altri.

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