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Videosorveglianza in case di riposo e asili: è veramente la soluzione?

La Diaconia Valdese esprime perplessità sull'efficacia dell’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso negli asili nido e nelle strutture socio sanitarie e assistenziali per anziani e disabili

La Commissione sinodale per la Diaconia, organo di gestione delle opere sociali della Chiesa valdese, interviene sull' emendamento al decreto "sblocca cantieri" approvato dalle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato che dovrebbe istituire l'obbligo di videosorveglianza negli asili e negli case di riposo.

«Il fenomeno degli abusi nei confronti delle persone in stato di fragilità, siano essi anziani, disabili o bambini, si manifesta in molti contesti sia famigliari che istituzionali, ha molte cause e necessita una severissima disciplina per poter essere contenuto.

La semplice installazione di telecamere è del tutto inadatta ad impedire le varie forme di violenza: vi saranno sempre "angoli ciechi" e ridurre il problema dei maltrattamenti e delle mancate cure ai soli gesti eclatanti come le percosse ci pare riduttivo. Sono necessarie azioni di monitoraggio permanente che incidano sulla selezione degli operatori, sulla supervisione del lavoro e dei vissuti, sulla salubrità delle relazioni all'interno delle équipe di lavoro, sulla formazione continua e su misure di prevenzione al burn-out, sul riconoscimento di alcuni lavori di cura come "lavori usuranti" così da garantire non solo la "mancanza di abusi", ma anche la possibilità di scambi relazionali, vitali in queste istituzioni. Siamo inoltre preoccupati del fatto che tale provvedimento consideri gli/le utenti solo sotto il profilo della loro fragilità e non come cittadini portatori di diritti quali la tutela dell'intimità e l'accesso a cure adeguate. Siamo sicuri che una persona affetta da demenza senile, alle prese con la perdita di competenze, sia entusiasta di essere filmata ed osservata dalla mattina alla sera, anche nelle sue manifestazioni più private o intime? Siamo certi che un percorso educativo perennemente tracciato dalle telecamere sia la strada migliore per garantire l'educazione dei nostri figli? Chiediamo pertanto che, nelle sedi in cui sarà definito il quadro normativo per l'applicazione di queste disposizioni, si possa tener conto di queste preoccupazioni».

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