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Riconoscere i propri peccati

Un giorno una parola – commento di Isaia 59, 12-13

I nostri peccati ci stanno davanti e le nostre iniquità le conosciamo. Siamo stati ribelli al SIGNORE e l’abbiamo rinnegato
Isaia 59, 12-13

Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità
I Giovanni 1, 9

I nostri peccati ci stanno davanti. Le nostre colpe, potremmo dire; i nostri errori, i nostri fallimenti, i nostri fracassi: ci stanno davanti, rimangono con noi e soprattutto contro di noi. Ci stanno davanti e pesano come una condanna su di noi e su tutto ciò che facciamo o non osiamo neppure tentare. Ci stanno davanti e ci bloccano il passo, ci impediscono di guardare avanti, pur di non vederli ci costringiamo a guardare di lato, senza procedere; in basso, indietro.

Per non guardarli, non vediamo nulla; per non incontrarli giriamo intorno, oppure torniamo indietro. Paghiamo un caro prezzo, sacrifichiamo il nostro vivere in cambio di una fuga. E sempre ce li ritroviamo davanti. Perché quella fuga costosa non ci porta da nessuna parte.

Siamo sempre lì, con loro e lontani alla nostra vita. Se non c’è via di fuga, l’unico modo è riconoscerli, accettarli e affrontarli. Guardarli negli occhi e camminare oltre. Ma non è facile, per niente. Richiede una forza che non sentiamo di avere. Per farlo c’è bisogno della certezza che le cose che riconosceremo non ci uccideranno, solo così si può vincere la paura. E smettere questa morte preventiva. E vivere! Per questo è tanto importante quella parola di grazia, che ci dica che davanti a qualsiasi colpa, abbiamo ancora diritto di vivere, e che al di là di essa c’è ancora vita per noi.

C’è bisogno di questa parola d’amore che rimane nonostante tutto, rivolta ad ognuno ed ognuna. C’è bisogno di questa parola che ci dia nuova vita e ci tiri fuori dalle tombe che ci siamo scavati. C’è bisogno che quella parola ci sia rivolta e che ad essa possiamo affidarci. C’è quella parola, c’è quell’amore, che ci fa affidare e ci dà nuova vita.

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