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La «Bibbia dell'amicizia» nella varietà delle letture

Al Festival biblico e al convegno di primavera del Segretariato attività ecumeniche

Uno strumento per incrociare le diverse letture che ebrei e cristiani possono fare dei testi biblici. Così si può dire in sintesi della Bibbia dell’amicizia, che viene presentata domenica 12 maggio a Padova (ore 10,30, auditorium del Centro culturale Altinate – via Altinate 71), nell’ambito del Festival biblico, ma anche del convegno di primavera del Segretariato attività ecumeniche (Sae, da venerdì a domenica alla casa del Pellegrino), che non a caso è intitolato «A partire dal dialogo ebraico-cristiano...». Ma non siamo di fronte alla nota considerazione sul fatto che ebrei e cristiani possono fare letture diverse dei testi biblici: in questa iniziativa editoriale (a cura di Marco Cassuto Morselli e Giulio Michelini, con prefazioni di papa Francesco e Abraham Skorka, ed. San Paolo) c’è qualcosa di più. «Presentare una Bibbia commentata da ebrei e cristiani – dice Piero Stefani, biblista, presidente del Sae – è un’operazione che ha un suo significato nel cercare di trovare le somiglianze e le differenze fra le interpretazioni; in questo senso la Bibbia dell’amicizia è un’operazione riuscita perché leggere questi commenti permette di mettere a confronto non solo queste ultime, ma anche le impostazioni che ne sono all’origine. L’approccio che viene dai commentatori di parte cristiana è di tipo più storico ed esegetico nel senso più proprio della parola; invece da parte ebraica abbiamo approcci molto più liberi, che derivano anche dalla diversa formazione e professione dei rispettivi autori: non sono infatti tutti studiosi della Torah a tempo pieno, vi sono anche laici con vario orientamento. Da un lato ciò è testimonianza di una familiarità con la Scrittura davvero libera; dall’altro lato anche per i cristiani ne nasce la possibilità di conoscere un modo di approcciare la Bibbia da vicino, ma fuori dai canoni consueti».

Basta scorrere l’indice del volume per rendersene conto: dopo le introduzioni sulla struttura della Bibbia e le introduzioni ai singoli libri del Pentateuco, esso raccoglie interventi dedicati a passi biblici (dalla vocazione di Abramo alla nascita di Mosè – e si faccia caso alla traslitterazione dei nomi propri) ma anche a questioni problematiche di fondo, fra cui spicca quella della considerazione che si deve avere dello straniero. Ma soprattutto è indicativo che fra gli autori (il solo Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di Teologia, per parte protestante) siano presenti, come si diceva, non solo esegeti e biblisti ma anche personalità come Amos Luzzatto, medico, scrittore, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia; Stefano Levi della Torre, pittore e saggista; Sandro Ventura, psichiatra ma anche segretario della Federazione italiana per l’ebraismo progressivo.

Più “ufficiale” la lista degli autori cattolici, fra cui docenti di Facoltà teologiche e mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo.

«Per il Sae – prosegue Stefani, che è anche docente all’Università di Ferrara – è importantissimo il dialogo con l’ebraismo: siamo un’associazione di laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo proprio con il mondo ebraico: in questo dialogo furono impegnate le sorelle Teresa e Adele Salsano, a cui è dedicato il convegno, che vivremo nello spirito del “sabato per tutti”: questo è anche il titolo di una cena che sarà momento di condivisione e arricchimento spirituale, con letture sceniche e musica, guidato il sabato sera dalla regista ed esperta di ebraismo Miriam Camerini.

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