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Il Medioevo, l’Umanesimo e noi

La visione innovativa che Massimo Cacciari ha di un periodo irripetibile

 

«Ritorno al Medioevo»: un mantra scagliato contro gli avversari da politicanti che, detto con Shakespeare (traduzione mia) «prenderebbero per i fondelli anche Dio». Quanto la frase fatta e ripetuta sia sprovveduta e stantìa me lo ripropone la lettura di La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo* di Massimo Cacciari, 100 pagine toste e succulente, con un’essenziale iconografia. Racconta il filosofo veneziano che quando, nel 1976, aveva appena pubblicato il libro sul terremoto, la crisi (krisis in greco) dei fondamenti dell’Occidente tra XIX e XX secolo (cfr. M. Cacciari, Krisis. Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein, Feltrinelli), gli capitò di leggere Rinascite e rivoluzioni di Eugenio Garin, storico del Medioevo e dell’Umanesimo. Da lì parte il suo saggio che riconsidera la visione predominante dell’Umanesimo rinascimentale come radioso ed esclusivo trionfo dei valori estetico-artistici.

Cacciari ribadisce il discorso storiografico-filosofico di Garin, che da una concezione religiosa arriva al “disincanto”. Sui fondamenti della civitas, della res publica christiana medievale – altro che oscurantismo! – e sull’Ordine della Chiesa fu costruito l’edificio dell’Europa moderna, che appare oggi perduto. Secondo Garin, sostiene Cacciari, il pensiero dell’Umanesimo prende coscienza che un Ordine finisce, un altro ne va definito, drammaticamente oscillantetra memoria e oscuri presagi di catastrofi avvenirecrudo scetticismo e appello di una Ri-forma politico-civile e religiosa. La magnifica solarità creativa di artisti e letterati di un Umanesimo ancora cristiano non era ascrivibile a sistemi armonici, pacificanti accreditati tradizionalmente al Rinascimento, la loro mente inquieta percepiva drammaticamente la sindrome del tramonto. Seppure lungo di secoli, splendido, mirabolante come di fatto è stato.

Dal Medioevo di Dante ai filologi e trattatisti Poliziano, Valla, Alberti, l’Umanesimo – afferma Cacciari la cui ricerca è laicamente intrigata da sempre dal mistero cristiano e dal suo nesso con il «miracolo grande e <tremendo>, l’animale infirmissimo che l’uomo è», secondo Leon Battista Alberti, architetto eccelso e massimo teorico dell’Umanesimo – si pone il problema di linguaggi innovativi, di una filologia filosofica atta a esprimere per immagini le “verità di fede”, le “profondità di Dio”.Il nucleo tragico del pensiero umanistico, la cui portata vale considerare ancora e sempre è illustrato nel saggio di Cacciari da una puntuale scelta iconografica, 16 pagine di opere e documenti.

* M. Cacciari, La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo. Torino, Einaudi, 2019, pp. 128, euro 18,00.

 

foto: Angelo Poliziano, a destra. con Marsilio Ficino r Cristoforo Landino (comm. wikimedia)

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