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Fedeli testimoni di Cristo nelle avversità

Un giorno una parola – commento a Apocalisse 1, 5s.

Poi i figli d’Israele gridarono al Signore e il Signore fece sorgere per loro un liberatore
Giudici 3, 9

Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli
Apocalisse 1, 5. 6

Nell’Apocalisse incontriamo un Cristo forte, grande, vincitore. Quando la nostra vita sprofonda nel caos primordiale ci giunge la voce forte e vincente di un Cristo che tiene in mano l’intero universo, ma che si prende cura anche di noi e delle nostre comunità. Quando il mondo intero diventa preda della belva umana sempre affamata e assetata di potere, il Cristo dell’ultima lettera della Bibbia alza la sua voce potente contro i re della terra. L’apocalisse non è una fiction, ma la realtà dominata dalla morte si rivela quale realtà apocalittica. Davanti a noi sta il Cristo risorto che ci rivolge fedelmente la sua parola, quale «testimone fedele» che ci chiama ad essere i suoi testimoni. A nessun altro re, a nessun altro principe, a nessun altro testimone possiamo arrenderci e sottometterci. Bello e facile ripetere questo primo comandamento liberatorio della nostra vita qui, in una piccola meditazione biblica. Ma pericoloso, drammatico, apocalittico, confessarlo quando ci troviamo dentro la situazione, davanti ai mostri che minacciano la nostra esistenza. 

Qui, al sicuro, nelle nostre case, nelle nostre comunità, ci sentiamo dei testimoni fedeli di Cristo, ma là fuori, davanti alla belva umana, davanti alla morte: chi rimane un testimone fedele? Sono un mortale, e la belva umana è dentro di me.

Parlando de «la nostra testimonianza» ci dimentichiamo che la testimonianza non è la nostra, ma la sua. Ecco, perché davanti ai re della terra non dobbiamo preoccuparci di come e che cosa dire perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire (Mt 10, 19). Il testimone è Cristo stesso.

Non soccombere in questa realtà apocalittica, vincere è ascoltare, affidarsi in ogni momento della nostra vita a colui che ci sta veramente davanti, a colui che è veramente risorto. Che ci ama e ci ha liberati.

 

Immagine: Jacobello Alberegno, Polittico dell’Apocalisse

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