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La Regione Piemonte si impegna per il lavoro regolare in agricoltura

Firmato un protocollo d'intesa garantire trasparenza e regolarità nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro stagionale in agricoltura. Fra i partecipanti la Diaconia valdese. Sperimentazione di uno sportello di collocamento pubblico nel saluzzese

Nel 2018 nel distretto delle frutta di Saluzzo in provincia di Cuneo più metà aziende controllate sono risultate irregolari: non in regola un lavoratore su tre, uno su otto completamente in nero. Nell’albese, distretto dei grandi vini piemontesi sono state sanzionate 33 finte cooperative che si adoperavano per una vera e propria azione di caporalato. In totale in Piemonte l’evasione contributiva accertata è stata di oltre 500 mila euro. I dati della Cgil devono far riflettere, insieme alle cronache che ci riportano le spesso disperate condizioni di vita dei raccoglitori di frutta e verdura. Lo scorso anno l’agricoltura piemontese ha assunto più di 36 mila lavoratori stranieri, di questi oltre 26 mila stagionali. Un esercito di persone cui devono essere garantiti i fondamentali diritti.

Per tentare di garantire trasparenza e regolarità nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro stagionale in agricoltura, affrontando in modo condiviso le problematiche legate alla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, alla legalità, al trasporto e all’integrazione sociale e abitativa dei lavoratori è stato siglato ieri un protocollo d’intesa sperimentale tra Regione PiemonteAgenzia Piemonte LavoroPrefetture piemontesi, ispettorato del lavoroInpsInailAnci Piemonte, organizzazioni sindacali (Flai Cgil e Cgil Piemonte, Fai Cisl e Cisl Piemonte, Uila e Uil Piemonte), associazioni datoriali e cooperativistiche del settore agricolo (Coldiretti Piemonte, Cia Piemonte, Confgricoltura, Lega Coop e Confcooperative Piemonte), Arcidiocesi di Torino e Diaconia Valdese

Il documento, sottoscritto dal Presidente della Regione Sergio Chiamparino, accompagnato dalle assessore al Lavoro Gianna Pentenero e all’Immigrazione Monica Cerutti e dall’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero, intende prevenire e contrastare l’intermediazione illegale di manodopera nel settore agricolo garantendo, grazie alla collaborazione tra tutti i firmatari, l’applicazione dei contratti di lavoro collettivi, il rispetto dei principi di sicurezza e legalità nei rapporti di lavoro, ma anche la diffusione di buone pratiche volte a difendere e valorizzare la filiera agroalimentare italiana contrastando pratiche commerciali scorrette e ogni forma di sfruttamento della manodopera, e la promozione di iniziative per garantire l’ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose. 

Per intervenire, in particolare, sulla complessa situazione che da diversi anni si verifica nel territorio del Saluzzese, per l’elevata concentrazione di lavoratori di origine straniera impegnati nella raccolta della frutta, il protocollo prevede inoltre l’attivazione, in via sperimentale, di uno sportello dedicato al collocamento pubblico in agricoltura, con l’obiettivo di conoscere e definire il fabbisogno di manodopera, snellire le procedure legate ai contratti di lavoro, prevenire fenomeni di irregolarità. Un unicum a livello nazionale al momento. L’Agenzia Piemonte Lavoro si impegna a predisporre, nei centri per l’impiego del territorio, elenchi di lavoratori disponibili al lavoro stagionale nel periodo maggio-novembre e a incrociarli con i fabbisogni occupazionali delle aziende o cooperative agricole, favorendo quindi l’incontro tra domanda e offerta di lavoro regolare. 

«Questo protocollo – ha dichiarato il presidente Sergio Chiamparino  conferma l’impegno della Regione Piemonte per la promozione del lavoro regolare in agricoltura e insieme riconosce l’importanza del lavoro stagionale, che in alcuni settori agricoli è uno strumento centrale per garantire qualità e competitività anche internazionale alle nostre eccellenze.  Lo sforzo della Regione è quindi di contribuire sempre più a creare condizioni di vita dignitose per tutti i lavoratori stagionali, sull’esempio delle molte esperienze positive già in atto in Piemonte, penso all’accoglienza, che intendiamo moltiplicare e valorizzare». 

Per la Diaconia valdese, braccio sociale della Chiesa valdese, è intervenuto il segretario esecutivo Gianluca Barbanotti che ha espresso «l’apprezzamento per l’invito alla partecipazione a questo tavolo, cui offriamo la nostra piena collaborazione. In tempi in cui assistiamo ad una estrema semplificazione del dibattito pubblico e dell’analisi di temi complessi, ridotti alla dicotomia Si/No, qui si tenta di un’operazione differente, con una visione a medio lungo termine, per incidere a fondo sulle modalità di relazione nel mondo del lavoro. Mi pare un messaggio politico importante che accogliamo in pieno».

 «E’ molto importante, nell’ambito del protocollo – ha sottolineato l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero –, la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti per poter mettere in campo, a favore di lavoratori e imprese, servizi volti a promuovere contratti regolari, contrastando l’illegalità e immaginando condizioni di vantaggio per le imprese che scelgano la strada della legalità e della buona economia. La sperimentazione del collocamento pubblico in agricoltura interesserà in una prima fase il territorio del Saluzzese, e potrà essere esteso all’intero territorio regionale». 

Il prefetto di Torino Claudio Palomba, a nome dei colleghi delle altre province piemontesi ha rimarcato «l’ampia sinergia di enti pubblici e privati, garanzia fondamentale per declinare al meglio il protocollo nazionale e applicarlo alle singole realtà regionali».

Il segretario regionale della Cgil Pier Massimo Pozzi ha posto l’accento sul «necessario connubio fra qualità del prodotto, e il Piemonte eccelle da questo punto di vista, e qualità di vita di chi questo prodotto produce, raccoglie, distribuisce. L’intera filiera va coinvolta in un processo virtuoso alla ricerca di una qualità a 360 gradi».

Una sfida importante, in cui ogni attore è chiamato in causa. Perchè caporalato e lavoro nero non sono fenomeni ridotti ad alcune regioni, ma una piaga nazionale, un'onta che macchia alcuni dei prodotti di punta dell'economia agricola del nostro Paese.

 
Foto di Diego Meggiolaro

 

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