La Libia non garantisce i diritti umani fondamentali. Serve un Corridoio umanitario europeo
14 marzo 2019
«Chiediamo al ministro Salvini di chiarire come intende garantire la sicurezza delle persone rinchiuse nei campi libici»
«La Libia non garantisce i diritti umani fondamentali. Serve un Corridoio umanitario europeo per le persone più vulnerabili».
Un commento di Paolo Naso (Fcei- Mediterranean Hope) alle dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini sull’impegno italiano in Libia. «Il possibile e l’impossibile per il rispetto dei diritti umani in Libia non è un impegno chiaro e preciso – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia – . Di fronte alle violazioni dei diritti umani in Libia accertate dall’ONU, chiediamo al ministro Salvini di chiarire come intende garantire la sicurezza delle persone rinchiuse nei campi libici. Per la tutela dei diritti dei migranti in condizioni di vulnerabilità, come evangelici rilanciamo la buona pratica dei corridoi umanitari realizzati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio. In particolare avanziamo la proposta di aprire un “corridoio umanitario europeo” per 50mila persone in condizioni di vulnerabilità estrema da accogliere in paesi UE, con la collaborazione diretta delle rispettive società civili, così come accade in Italia, Francia e Belgio con i corridoi umanitari "ordinari". Le testimonianze di chi è stato rinchiuso e torturato in Libia parlano chiaro e richiedono un impegno concreto e urgente che deve comprendere anche la tutela del diritto all’asilo e alla protezione internazionale».