Una sola idea di famiglia
13 marzo 2019
A fine marzo Verona ospiterà il World Congress of Families, con un’ampia partecipazione di ambienti religiosi conservatori e della destra europea. Intervista a Giorgio Rainelli (REFO)
Dal 29 al 31 marzo, nella città di Verona si terrà la tredicesima edizione del World Congress of Families, una manifestazione che vede l’adesione di esponenti della destra europea, come il presidente moldavo Igor Dodon, membri del governo italiano come il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il ministro della Famiglia e la Disabilità, Lorenzo Fontana. A questi vanno aggiunte varie sigle del mondo cattolico, ortodosso e pentecostale, oltre a diverse associazioni anti-Lgbt, antiabortiste e in difesa della “famiglia tradizionale”. Un evento patrocinato dalla provincia di Verona, dalla Regione Veneto, e dal ministero della Famiglia.
Tra i relatori confermati finora, oltre ai già citati ministri, si trovano esponenti politici come la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il Ministro per la Famiglia ungherese, Katalin Novak, e l’arciprete Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità della Chiesa ortodossa russa, segnando in modo esplicito una saldatura tra il conservatorismo di stampo religioso e i partiti nazionalisti europei, tanto quelli di matrice filorussa quanto quelli vicini al gruppo di Visegrad formato da Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Anche se si parla esplicitamente di “valori cristiani”, non risultano invitati in seno alle chiese del protestantesimo storico.
Il tema di questa edizione, Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale pro-family, intende evidenziare la crescente forza dei movimenti che promuovono la cosiddetta “famiglia naturale”, minacciata da divorzio, omosessualità e parità di genere. «Il modello che viene proposto – spiega Giorgio Rainelli, presidente della Refo (Rete evangelica fede e omosessualità) – è il modello borghese, composto da maschio e femmina, possibilmente con uno, due, a volte anche tre o quattro figli, un modello estremamente limitativo. Non si parla di “famiglie”, ma di “famiglia” al singolare, quella del maschio e della femmina sposati, per cui nemmeno una famiglia extraconiugale; sposati possibilmente in chiesa cattolica: da questo modello, secondo i relatori e le relatrici, non si scappa».
E cosa succede a tutto quello che non ricade in questa definizione?
«Qualcuno dice che è peccato, altri dicono che si mette in crisi la società, perché poi per esempio non si fanno più figli. La cosa drammatica è che tra i relatori ci sono molti cristiani».
È arrivato da parte degli organizzatori un invito al mondo del protestantesimo storico a prendere parte a questa conferenza?
«Assolutamente no, né alla Refo, né alla Commissione fede e omosessualità. Non so se sia arrivata una qualche comunicazione in Tavola all’Unione battista, ai metodisti o ai luterani, ma non penso. A oggi non è arrivato un invito nemmeno alle associazioni Lgbt cattoliche, non solo in Italia ma nemmeno a livello europeo, dove c’è un forum europeo dei cristiani Lgbt che raccoglie tutti cristiani, quindi protestanti, cattolici e ortodossi. Non è arrivato nulla, anche perché dal punto di vista degli organizzatori del congresso sulla famiglia queste persone non esistono.
Tra i relatori ho visto un pastore protestante, o comunque di area protestante. Chiaramente arriverà dall’area fondamentalista e iperconservatrice [Gli esponenti protestanti in effetti sono due: Sandro Oliveri, presidente della Fondazione Charisma, ente della Federazione delle Chiese Pentacostali Italiane, e Giacomo Ciccone, Presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, ndr]».
Questo congresso, con le sue convergenze politiche, può portare a conseguenze dirette nel nostro Paese?
«Le conseguenze sono già in atto, per esempio con il ddl Pillon, o con un ministro della famiglia come Fontana, che quando fu insediato come ministro se ne uscì fuori dicendo che avrebbe fatto tutta una serie di proposte di legge per revocare le unioni civili, revocare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, o comunque restringerla in maniera fortissima. Tutto questo avrà delle conseguenze enormi a livello politico e sociale.
Che poi i movimenti delle donne e delle persone Lgbt si stiano muovendo, questo è un altro discorso ma non so quale possa essere l’incidenza anche perché il Parlamento ha una maggioranza abbastanza chiara. Non prevedo che ci sia la possibilità di abrogare la legge sulle unioni civili o sull’interruzione di gravidanza ma comunque la situazione è preoccupante, perché c’è questo saldamento tra il mondo reazionario religioso e il mondo politico; ma questo direi che vale su tutto quanto, sui diritti delle persone e nel mondo del lavoro».