Le Fondazioni culturali sono «luoghi di Resistenza»
06 marzo 2019
Sarà presentato domani a Roma un «Manifesto» promosso da molte Fondazioni e Istituti culturali per aprire un dibattito sulla crisi dell’Italia e dell’Europa
Domani (giovedì 7 marzo) a Roma presso l’Istituto Luigi Sturzo alle 17, sarà presentato un documento promosso da molte Fondazioni culturali ed Istituti, dal titolo «Le culture della repubblica per l’Europa» con la partecipazione di Valdo Spini, Silvio Pons, Elena Paciotti, Giorgio la Malfa e Nicola Antonietti. L’incontro è promosso dalla Fondazione Circolo Rosselli (presieduta da Valdo Spini), dalla Fondazione Gramsci (Presieduta da Silvio Pons), dalla Fondazione Ugo La Malfa e dallo stesso Istituto Luigi Sturzo.
I proponenti con il documento, «Intendono aprire un dibattito sui principali problemi della crisi del nostro paese e dell’Europa che necessitano di essere affrontati in tutta la loro drammatica portata. Oltre all’importanza delle adesioni, e ne stiamo ricevendo altre come quella del Circolo Riccardo Lombardi di Ancona, spero che questo documento sia percepito come un bel segnale di resistenza, ma non solo – ha rilevato il professor Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle istituzioni di cultura italiane - Aici e della Fondazione Circolo Rosselli –, anche come un approccio nuovo ai problemi europei».
Sì, perché, sostengono i promotori «chi si riconosce nei valori comuni delle culture fondatrici della Repubblica vede oggi messo a rischio di oblio e di negazione lo spirito della Resistenza e della Costituzione, che ha costituito la base per il contributo italiano alla costruzione dell’Unione Europea. La nostra convinzione – si legge nel documento – è che gli eredi di quelle culture non possano ridursi al ruolo di testimoni del passato, ma debbano dimostrare capacità di reazione e di progettualità nel presente».
Per i promotori è infatti arrivato il tempo, non più derogabile, per discutere di temi decisivi e tra loro interconnessi, come la delegittimazione delle classi dirigenti; le risposte nazionaliste alla globalizzazione; l’impassedella democrazia rappresentativa; la sofferenza dell’integrazione europea e del suo consenso popolare.
Si tratta, però, anche di «reagire alla rassegnazione verso l’affermazione delle forze e delle idee che alimentano queste tendenze. Partiamo dalla volontà di discutere e capire la crisi della politica in Europa e in Italia in una chiave di ampio respiro e svincolata dalla contingenza, nella convinzione che le tendenze nazionaliste e “sovraniste” non rappresentino una soluzione, ma un problema ancora peggiore».
La lunga trattativa tra Governo italiano e Commissione Ue ha messo in luce l’approccio meramente rivendicativo e la visione ristretta dell’interesse nazionale che non favorisce, anzi, «impedisce una seria discussione sulla riforma dell’Unione Europea, delle sue istituzioni, dell’eurozona – proseguono le Fondazioni –. Nello stesso tempo, l’Italia si è trovata isolata in Europa, mentre una riforma autentica impone di stabilire alleanze attorno a progetti credibili e consensuali, a partire dal rilancio di una crescita del reddito e dell’occupazione sostenibile sul piano ambientale ed equa sul piano sociale».
La retorica antieuropea che negli ultimi tempi ha invaso il discorso politico italiano (ma anche di molti altri paesi) «è infondata ed autolesionista. L’Unione Europea continua a essere una potenza economica globale, dotata di una moneta forte. Le sue capacità di rispondere alla crisi globale del 2008 sono state inizialmente limitate e criticabili, ma si sono rafforzate nel tempo. La vicenda della Grecia ha mostrato che uscire dall’euro è visto come un salto nel buio dalla maggioranza dei cittadini, la vicenda della Brexit sta mostrando quanto sia oneroso e azzardato lasciare l’Unione. L’appartenenza all’Europa è irrinunciabile sotto il profilo dei valori di progresso e civiltà politica che affondano le radici nella ricostruzione democratica e repubblicana dell’Italia, ma è altrettanto importante sotto il profilo degli interessi concreti e materiali del nostro Paese.
L’Unione è quindi una realtà indispensabile per pensare il futuro stesso del nostro Paese. […]». Il lungo appello prosegue ricordando che «le Fondazioni che hanno espresso la loro adesione a questo documento intendono promuovere giornate di dibattiti, coinvolgendo nella riflessione esponenti e soggetti della società civile, del mondo economico e della cultura italiana», il primo appuntamento è quello di domani.
Prime adesioni:
Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini
Istituto Gramsci, Silvio Pons
Istituto Sturzo, Nicola Antonetti
Fondazione Buozzi, Giorgio Benvenuto
Fondazione Socialismo, Gennaro Acquaviva
Fondazione La Malfa, Giorgio La Malfa
Fondazione Giulio Pastore, Aldo Carera
Fondazione Feltrinelli, Massimiliano Tarantino
Fondazione Giuseppe Di Vagno, Gianvito Mastroleo
Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico,Vincenzo Vita
Fondazione Nenni, Carlo Fiordaliso
Fondazione Matteotti, Angelo Sabatini
Fondazione Brodolini
Fondazione Nitti, Stefano Rolando
Circolo Giovanile I Pettirossi, Rosa Fioravante