I diritti del fine vita in nove punti
14 febbraio 2019
Il decano della Chiesa luterana in Italia Heiner Bludau, sottolinea l’importanza della firma del Manifesto Interreligioso dei diritti di fine vita
La fine della vita è una fase delicata del percorso esistenziale di chiunque, una fase un in cui diversi ambiti finiscono inevitabilmente per incrociarsi e talvolta sovrapporsi: cure sanitarie, spiritualità, religione, cultura. Il 5 febbraio irappresentanti di varie religioni e chiese presenti in Italia hanno lanciato il primo “Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita“. Tra i firmatari anche la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, FCEI. La Dichiarazione si basa sul riconoscimento della dignità umana e sul rispetto reciproco dell’orientamento religioso, spirituale e culturale dell’individuo. Heiner Bludau, decano della Chiesa Evangelica-Luterana in Italia, Celi, ha accolto con favore questa iniziativa: «Con questa Dichiarazione, i rappresentanti delle religioni e delle strutture sanitarie sono riusciti a colmare un vuoto. E, soprattutto, alla discussione sono seguiti dei passi concreti!»
Nel documento si sancisce in 9 punti il diritto all’assistenza religiosa, al rispetto del proprio orientamento religioso, del proprio ambiente culturale e soprattutto il diritto di conoscere, quando possibile, il tempo che ci resta da vivere, in modo da poterlo modellare secondo il proprio orientamento religioso e spirituale anche in una struttura sanitaria come un ospedale o un ospizio. La dichiarazione è stata elaborata dal Tavolo Interreligioso di Roma insieme alla Asl Roma 1 e al Gemelli Medical Center (GMC) – Università Cattolica del Sacro Cuore.
Heiner Bludau è convinto del significato storico di questa dichiarazione: «È un concetto utile per le persone che vivono in Italia e che arrivano in Italia, qualunque sia la loro origine e provenienza». Il Decano vede nella dichiarazione un segnale forte delle religioni non solo nel mostrare la disponibilità verso un percorso ecumenico ampio e condiviso, ma nell’attuazione concreta di esso. In qualità di membro della Fcei, anche la Celi fa parte dei sostenitori della Dichiarazione. Da sempre la Celi ha affrontato il tema del fine vita, come dimostra anche il testo “Direttive Anticipate di Trattamento da un punto di vista cristiano”, deliberato nel 2016 dal Sinodo. La Celi ha svolto un ruolo attivo nel dibattito sul testamento biologico nella società italiana sollecitando la legge sul biotestamento, entrata in vigore nel febbraio dello scorso anno.
Protestanti, cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti e induisti hanno collaborato alla redazione del manifesto che definisce nove diritti fondamentali e garantisce, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale a chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie. Tra i 18 firmatari vi sono il Presidente della Fcei, il Pastore Luca Maria Negro, il Presidente della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, Stefano Paris, la Presidente della Comunità Ebraica Italiana, Noemi Di Segni e il Segretario Generale del Centro Italiano di Cultura Islamica, Abdellah Redouane. Ha portato un saluto durante la cerimonia di presentazione del manifesto anche la Ministra della Salute, Giulia Grillo.
I nove punti del Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita
- Diritto di disporre del tempo residuo
- Diritto al rispetto della propria religione
- Diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale
- Diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale
- Diritto all’assistenza di un mediatore interculturale
- Diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di Referenti di altre fedi
- Diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari
- Diritto al rispetto delle pratiche pre e post-mortem
- Diritto al rispetto reciproco