La stampa in Italia è sotto minaccia e non è un’opinione
13 febbraio 2019
È uscita ieri la Relazione 2019 delle Organizzazioni partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti. I dati per la libertà di stampa sono allarmanti, soprattutto in Italia
«L’Italia è tra i Paesi con il più alto numero di segnalazioni negative in tema di libertà d’informazione».Il numero di violazioni, infatti, è triplicato rispetto al 2017, si legge nel capitolo «Italia» contenuto nel Secondo rapporto Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa divulgato ieri dalle dodici Organizzazioni della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti. Un Rapporto che non risparmia preoccupazioni per l’intera area del Consiglio d’Europa. Il dato più inquietante investe proprio il nostro paesel’Italia, che si conferma lo stato membro dell’Ue con il più alto numero di minacce riscontrate.
«L’Italia – si legge – è lo Stato membro dell’Ue con il più alto numero di minacce attive. La crescente violenza contro i giornalisti è particolarmente preoccupante. Il crimine organizzato rimane una delle grandi minacce. Ventuno giornalisti italiani vivono grazie alla protezione permanente della polizia. Inoltre, diversi giornalisti sono stati intimiditi e attaccati da membri di gruppi neofascisti».
L’aumento degli allarmi, afferma il Rapporto, si è registrato nel 2018 «dopo l’insediamento ufficiale del nuovo Governo. I due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si esprimono regolarmente attraverso i social media con una retorica particolarmente ostile verso i media»e «il vicepremier Salvini ha dichiarato di voler rimuovere la scorta di protezione al giornalista investigativo Roberto Saviano nonostante conosca le minacce alla vita dello stesso da parte di organizzazioni criminali» e si legge ancora, «Il vicepremier Di Maio ha insultato i giornalisti e avviato una politica atta ad abolire le sovvenzioni pubbliche alla stampa».
Molti casi intimidatori sono ormai noti, come ad esempio lo striscione con la scritta «Giornalisti terroristi»(lo ricorda il sito Ossigeno per l’Informazione) apparso domenica 3 febbraio 2019 allo stadio Bearzot di Gorizia. Lo striscione sarebbe la risposta alla stampa locale per l’ammenda di 800 euro comminata alla storica società cittadina in seguito alla notizia di cori nazisti e insulti all’arbitro durante l’ultima giornata del campionato di Eccellenza.
E ancora il caso della giornalista Lilli Mandara pesantemente insultata su Facebook con due commenti, poi cancellati dagli autori, relativi ad un articolo pubblicato sul giornale online Maperò. L’articolo riferiva sulla manifestazione di protesta contro le politiche del governo in materia d’immigrazione svoltasi occasione del comizio di Matteo Salvini a Sulmona.
O ad esempio il giornalista Paolo Berizzi autore del libro NazItalia che recentemente è stato nuovamente minacciato sui social network da gruppi di estrema destra che hanno «augurato la morte a lui e alla madre»con pesanti insulti e attacchi. Post che i militanti neo fascisti, hanno indirizzato al giornalista augurandogli di «documentare presto il funerale della madre»e di finire i suoi giorni con «dolore e pena». Dopo questi ultimi episodi, dal 7 febbraio scorso a Berizzi è stata assegnata la scorta. Il giornalista sarà a Torino al Circolo della stampa di Corso Stati Uniti lunedì 18 febbraio alle 17,30, insieme a Moni Ovadia per presentare il suo libro.
La lista di giornalisti minacciati o intimiditi attraverso querele temerarie è lunga: Paolo Borrometi (minacciato dalla mafia siciliana), Nello Trocchia (preso a sassate e minacciato dai Casamonica mentre realizzava un servizio a settimane di distanza dall’abbattimento delle abitazioni), Federica Angeli (minacciata dal clan Spada di Ostia), Federico Gervasoni (minacciato da esponenti di estrema destra per articoli su Avanguardia Nazionale), Antonella Napoli (con insulti sessisti su Twitter per aver pubblicato un commento critico alla vittoria della destra in Svezia), e ancora Salvo Palazzolo,Maria Teresa Carrozzo, Marilù Mastrogiovanni, Sandro Ruotolo, Maria Grazia Mazzola (aggressione subita dalla mentre svolgeva il suo lavoro di inchiesta il 9 febbraio scorso a Bari sulla crescente militarizzazione del quartiere Libertà da parte dei clan che affiliano i minorenni ), una lista che potrebbe continuare arrivando a 3778 giornalisti minacciati dal 2006 a oggi.
Se in Italia la libera informazione è ormai al collasso, non va meglio in Europa dove: «Il numero di attacchi contro i giornalisti è in costante aumento. Le minacce, incluse quelle di morte, sono raddoppiate dall’anno scorso. E dove molti giornalisti continuano a essere detenuti arbitrariamente grazie anche ad alcune nuove leggi che stanno di fatto indebolendo la libertà dei media».
Le Organizzazioni della Piattaforma, preoccupate hanno presentato il Rapporto ieri a Strasburgo alla presenza del segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. In occasione dell’incontro è stata evidenziata l’urgente necessità di un’azione politica da parte degli Stati membro dell’Organizzazione«al fine di invertire questa tendenza all’erosione della libertà dei mediaper migliorare la protezione dei giornalisti».
La Piattaforma del Consiglio d’Europa è stata istituita nel 2015 in collaborazione con diverse Ong Internazionali attive nel campo della libertà di espressione e con alcune associazioni di giornalisti, con l’obiettivo di raccogliere informazioni che potessero servire per mettere in connessione sul tema gli Stati membro, e per pianificare possibili azioni di tutela o provvedimenti correttivi.I partner della piattaforma sono: la Federazione europea dei giornalisti, la Federazione internazionale dei giornalisti, l’Associazione dei giornalisti europei, Article 19, Reporters sans frontieres, il Comitato per la protezione dei giornalisti, Index on Censorship, International Press Institute, International News Safety Institute, Rory Peck Trust, l’Unione europea di radiodiffusione e PEN International.