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Sconfinate Libertà: prima gli ultimi

Proposte e dati dal convegno della Diaconia valdese (Csd)

«Si allarga il divario fra i ricchi e i poveri. L’Europa, scordandosi delle sue origini e della sua vocazione alla pluralità e all’accoglienza, tenta di trasformare il Mar Mediterraneo in un confine fra quei poveri e quei ricchi – questo uno dei messaggi emersi dal convegno “S-confinate libertà” aperto questa mattina a Milano con il saluto del presidente della Diaconia valdese Giovanni Comba -. Una politica migratoria che non apre nuove vie, sicure e legali, di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo all’Europa di ampliare i corridoiumanitari aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. Condividiamo, come Diaconia valdese, la preoccupazione di molti che le recenti disposizioni di legge in materia di sicurezza, oltre a creare maggiore irregolarità, mettano in discussione i diritti espressi dall’articolo 10 della Costituzione della Repubblica… Noi continueremo con tenacia a proporre progetti e azioni a favore degli ultimi con attenzione alle loro storie, alle loro speranze e ai loro sogni».

 «L’Europa bloccata di fronte a 47 migranti sulla Sea Watch è l’emblema di un fallimento – ha detto il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini -. Su questo tema nessuno è innocente. Gli slogan e i semplicismi non risolvono nulla, ma ci sono gradi diversi di responsabilità. Dire ‘prima gli italiani’ significa dire ‘solo gli italiani’. Prima gli ultimi è invece il nostro mandato, la consegna che ci ha dato Gesú».

Il teologo valdese Daniele Garrone, anche consigliere della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), si chiede: resteremo umani? «L’idea di un’Europa democratica è stata la risposta a un secolo che ha portato milioni di morti e due guerre mondiali. Ignoranza, complicità e insipienza hanno portato alle leggi razziali. Che lezione viene dalla storia? Quale sarà l’assetto del pianeta fra 50 anni? Saremo una satrapia della Cina? Una provincia di Russia? I milioni di migranti diventeranno miliardi a causa del global warming e delle dittature? L’Occidente europeo salverà la sua anima se ricorderà i diritti inalienabili delle persone». 

Fra i temi del convegno, le politiche di asilo che non possono prescindere dalla riforma del regolamento di Dublino, dalle attività di ricerca e soccorso in mare, dall’apertura di vie legali e sicure, come enunciato dalla parlamentare europea  Elly Schlein, che ha rimarcato anche che «c’è già un’altra Europa, quella di volontari e operatori che seguono i principi inderogabili di solidarietà e fratellanza».

Molti i dati emersi significativi, fra cui quelli portati dal professore e sociologo MaurizioAmbrosini: «C’è una visione ansiogena della realtà migratoria che dimentica, fra l’altro, che il vero luogo dove si nascondo i migranti sono le case degli italiani dove collaboratrici domestiche lavorano per un sistema di welfare parallelo invisibile». 

Nei sondaggi gli italiani sovrastimano il numero di immigrati e richiedenti asilo: percezione 26%, realtà 9% «il sovranismo ha vinto prima delle menti che nelle urne» ha commentato Ambrosini. 

E sono tre le parole proposte dal prefetto Renato Saccone: «questa non è un’emergenza, se rincorriamo gli eventi saremo sempre in ritardo. Occorrono rispetto senza pregiudizi e un’elaborazione più profonda che tenga conto della complessità. Il problema non è confini aperti o chiusi, ma come governarli». 

Dobbiamo «fare tesoro della storia per essere sentinelle del presente – ha detto GadLerner -. Serve una resistenza linguistica e culturale per superare il clima di scherno che mira scientificamente a umiliazione e degradazione delle persone».

Al convegno sono intervenuti anche Luca Di Sciullo del Centro studi e ricerche Idos, che ha rimarcato come propaganda e mistificazioni sostituiscano le azioni politiche, e Maria Silvia Olivieri, del Servizio centrale SPRAR, che ha sottolineato il valore degli “aggettivi” dell’accoglienza, che deve essere, oltre che diffusa, integrata e emancipante, prendendosi cura di una persona alla volta, con i suoi specifici bisogni, invitando a essere insieme “portatori di speranza”, citando Alexander Langer, nella tessitura di una ammirabile rete locale.

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