Poeti e poesie della Bibbia
25 gennaio 2019
L’analisi del rapporto tra il popolo ebraico e la poesia all’interno della tradizione biblica
Si è svolta ieri presso la libreria Claudiana di Milano la presentazione del libro Poeti e poesie della Bibbia. L’autrice è Sara Ferrari, insegnante di Lingua e Letteratura ebraica presso l’Università degli Studi di Milano ed ebraico biblico presso il Centro Culturale Protestante della stessa città.
La ricerca nasce dalla passione dell’autrice per la poesia in generale; una passione che è diventata studio dopo l’incontro con la poesia ebraica e fonte di incontro anche con la poesia israeliana contemporanea. Un dialogo letterario che, probabilmente solo nella tradizione ebraica, talvolta diventa anche rifiuto e contrapposizione alla tradizione.
Il libro si svolge come confronto tra coppie di testi poetici, non necessariamente i più conosciuti, lontani a volte dal lettore contemporaneo per temi e toni, per analizzarne il rapporto e leggerli con uno sguardo anche al presente. Infatti ogni capitolo del libro che accoglie due testi poetici è anche corredato dalla traduzione di una poesia israeliana che in qualche modo sviluppa i temi di una o di entrambe le poesie prese in analisi. Un’occasione per leggere testi a cui in Italia normalmente non è dato molto risalto.
Rispetto alla presenza di testi poetici nella Bibbia, l’autrice commenta: «Ci sono interi libri, come quelli profetici, Isaia, Geremia, Ezechiele per citare i più noti, che sono in realtà libri poetici. La profezia si esprime attraverso la poesia. I Salmi, il Cantico dei Cantici sono altri esempi. Io sono voluta partire dai luoghi in cui più raramente li troviamo: l’Esodo, ad esempio, dove ce n’è una, i Giudici e poi il libro di Samuele per arrivare poi a testi più convenzionali come il Cantico dei Cantici e i Salmi».
La posizione della poesia all’interno della Bibbia ebraica sembra essere strategica; un ruolo scelto a tavolino da chi ha composto questi testi.
Continua Sara Ferrari: «Vediamo soprattutto nel Pentateuco e nei primi Profeti come le poesie abbiano un ruolo molto particolare, sono in posizione talvolta speculare. Questo si vede molto bene analizzando le prime due coppie che ho scelto, ovvero la Cantica del Mar Rosso e il Canto di Debora che sono molto simili, come anche la preghiera di Anna e il Lamento di Davide sulla morte di Saul e Gionata».
La poesia assume quindi un ruolo dominante nella tradizione biblica ebraica. Si tratta di un momento di canto in cui si esprimono capacità superiori, che vanno al di là del dialogo ordinario. I poeti, dal canto loro, non sono figure anonime e di poco conto: «Rappresentano dei leader spirituali e in alcuni casi anche politici come Mosè» dice Sara Ferrari. «Davide diventa un vero poeta quando viene unto re. Ma attenzione perché ci sono anche le donne! Vediamo che esiste un rapporto speciale tra la donna e la poesia, in quanto soggetto della poesia ma anche oggetto: è colei che la fa e la riceve. Non è un dato scontato.
Le poesie sigillano l’evento. Se pensiamo alla Cantica del Mar Rosso, evento portentoso in cui le acque si aprono, il canto è quello che permette al popolo ebraico di trasmettere di generazione in generazione il racconto di questo evento eccezionale che il popolo ha vissuto. Un modo per sigillare l’intervento divino nella storia».
Infine chi è speciale, scelto da Dio, è anche un poeta.