La consolazione, frutto dell'azione di Dio
08 gennaio 2019
Un giorno una parola – commento a II Corinzi 7, 5-6
Nessuno di quelli che sperano in te sia deluso; siano confusi quelli che si comportano slealmente senza ragione
Salmo 25, 3
Paolo ha scritto: «La nostra carne non ja avuto nessun sollievo, anzi, siamo stati tribolati in ogni maniera; combattimenti di fuori, timori di dentro. Ma Dio, che consola gli afflitti, ci consolò»
II Corinzi 7, 5-6
Ci sono dei cristiani che praticano la mistica dell’afflizione, per cui cercano la sofferenza per espiare il peccato. Altri pensano che chi ha veramente fede è protetto dalla sofferenza, per cui se uno soffre è a causa del peccato. Infine, ci sono quelli che pensano che la soluzione dei problemi sia dovuta a qualche dote spirituale personale. L’apostolo Paolo non mostra di condividere queste idee. Piuttosto, egli afferma che la sua debolezza, i suoi limiti, le sue sofferenze, non sono altro che il marchio dell’appartenenza a Cristo. Esse non sono un impedimento al suo ministero, ma ne sono parte integrante. Le sofferenze edificano il suo ministero apostolico sul solido fondamento della croce di Cristo e in questo modo la croce dà autorevolezza alla sua predicazione.
La sofferenza perciò non limita la potenza di Dio in noi e non la contraddice, al contrario essa certifica che qualunque raggiungimento ottenuto non può che venire dalla forza di Dio che supplisce alla nostra debolezza. Così, anche la consolazione viene dalla certezza che Dio abbia operato con potenza portando a compimento i suoi piani nonostante i nostri limiti. Essa non è un premio alle nostre capacità, ma il risultato dell’azione di Dio. È Dio che ci consola portando a compimento la sua opera in noi e a lui va la nostra gratitudine.
Nelle parole di Paolo non c’è nessuna banale promessa che per chi crede tutto sarà facile nella vita; non c’è nessuno sciocco giudizio sulle sofferenze come frutto del peccato; non c’è nessuna stolta ricerca del dolore redentivo; nessun frivolo orgoglio per le proprie capacità. Qui c’è solo ed unicamente la verità delle parole di Gesù: «Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv. 16, 33).