Essere chiesa insieme, analisi e rilanci
08 gennaio 2019
Tempio gremito a Bologna per ragionare sui percorsi di accoglienza e integrazione all'interno delle chiese valdesi e metodiste
«Riconsacrarci tutti con serenità alla missione interculturale della nostra chiesa». E' questo l'invito che il moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini, e la presidente del Comitato Permanente dell'Opcemi, Mirella Manocchio, hanno fatto pervenire ai presidenti dei consigli di chiesa, ai pastori e ai leaders ghanesi delle chiese del VI, VII e VIII Circuito che partecipano al progetto “Essere Chiesa Insieme”. Un invito a ritrovarsi insieme dopo i due precedenti incontri avvenuti nel dicembre 2017 (per la componente ghanese) e nel febbraio 2018 (per la componente italiana). Sabato 5 gennaio a Bologna, il tempio di via Venezian era gremito di fratelli e sorelle, segno non solo che l'invito è stato accolto con grande consenso, ma che tutti sono consapevoli che dopo 25 anni di “Essere Chiesa Insieme” vissuti intensamente, c'è la necessità di un nuovo slancio spirituale, teologico e pastorale per proseguire il cammino. L'incontro e la discussione sono avvenuti all'interno di una cornice liturgica fatta di canti, letture bibliche e preghiere, culminata nella formula di Rinnovamento del Patto proclamata insieme come atto di affidamento e consacrazione al Signore.
Ad aprire i lavori è stato il professor Paolo Naso con una limpida e realistica relazione con la quale ha fotografato l'attuale situazione di “Essere Chiesa Insieme”. «Dopo 25 anni di cammino, oggi siamo ad un bivio e questo va riconosciuto con serietà e responsabilità.» - ha iniziato Naso - «A volte siamo andati di corsa, a volta abbiamo rallentato, ma abbiamo comunque camminato insieme!»
Come ha spiegato Naso, la chiesa Valdese ha scelto, a differenza di altre chiese, di diventare “interculturale” e non un insieme di chiese, di fatto separate, che si incontrano ogni tanto. Si sono vissuti momenti di tensione, in particolare sui temi etici, ma nonostante tutto si è andati avanti, dichiarandosi a vicenda le proprie posizioni, senza ipocrisia, tanto che, oggi, la nostra chiesa deve affrontare alcune criticità che chiedono una seria ed inderogabile azione. Secondo il professor Naso sono quattro i principali problemi: la mancanza di conoscenza reciproca delle attività svolte dalle varie componenti, l'insufficiente presenza degli immigrati nel governo della Chiesa, il sempre minor numero di giovani, ed infine la difficoltà di capire quale sia lo spazio in cui si muove la nostra Chiesa. «In un'Italia come quella attuale, ostile all'accoglienza» – ha continuato Naso - «dove molti pensano addirittura che siano i cinque milioni di stranieri che già vivono nel paese il problema da risolvere, la nostra Chiesa ancora profetizza l'integrazione. Ma non possiamo predicare l'integrazione verso l'esterno ed essere separati in casa». Con la consueta chiarezza e forza che lo contraddistingue, Naso ha messo di fronte agli ascoltatori una realtà delicata che è a tutti gli effetti una domanda e che interroga ciascuno e ciascuna di noi se “Essere Chiesa Insieme” è ancora il cammino che vogliamo percorrere.
Al termine dell'intervento di Naso, il Moderatore ha invitato i presenti ad aprire un dibattito che ha visto un buon numero di interventi soprattutto della componente ghanese. Tra i temi più dibattuti, la difficoltà che presenta la lingua italiana, la cui scarsa conoscenza da parte degli immigrati impedisce una piena integrazione e che da alcuni è anche vista come un ostacolo all'accesso agli studi in Facoltà Valdese in vista del pastorato e di altri ministeri. Nel ribadire che la Chiesa Valdese ha messo a disposizione strumenti come il LINFA (dedicato proprio agli immigrati e che consente tra l'altro di accedere al percorso per diventare predicatori locali) e il master in Teologia Interculturale (dedicato soprattutto a chi è già impegnato in un ministero), sia il moderatore Bernardini che la presidente Manocchio hanno ricordato a tutti che la Tavola e l'Opcemi sono a disposizione per chiarire i dubbi che si possono via via presentare e dare tutto l'aiuto possibile a risolvere situazioni che possono diventare un impedimento al buon proseguimento del cammino insieme. Al termine della discussione e della seconda parte della liturgia, tutti i partecipanti hanno condiviso il cibo portato da ciascuno con un arrivederci al prossimo incontro. «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a Te. Impegnami in ciò che vuoi, mettimi a fianco di chi vuoi». Proprio con le parole con cui inizia l'impegno di rinnovamento del patto, noi di “Essere Chiesa Insieme” vogliamo proseguire con speranza il nostro cammino, consapevoli delle tante difficoltà che si possono incontrare, ma fiduciosi nell'aiuto del Signore.