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La vita della comunità di fede

Un giorno una parola – commento a Colossesi 3, 13

Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Non ci siano, durante il viaggio, delle liti tra di voi»
Genesi 45, 24

Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro
Colossesi 3, 13

Sopportatevi gli uni gli altri, è una bella esortazione, densa, faticosa e aggiunge l’Apostolo che «dovete sopportarvi come il Signore vi sopporta, condonando ogni lagnanza che abbiate verso l’altro, come il Signore ha perdonato voi». Quando parliamo dell’esistenza, del vivere, in realtà parliamo del nostro con-vivere, nessuno vive in isolamento, tranne lo straniato, colui che non è in sé né con gli altri. A poco che si abbia esperienza della vita avremo già imparato che convivere consiste in imparare a sopportare. Sopportare significare portare il peso dell’altro. La comunità è il luogo dove impariamo a portare i pesi degli altri, a sopportare gli altri, come le colonne portanti di un edificio, ciascuno porta il suo peso e l’altrui peso. In questo consiste la vita della comunità di fede, nell’imparare insieme a perdonare e a sopportare con pazienza i difetti degli altri che ci fanno spesso mugugnare o lagnarci dell’altro. 

Sopportatevi, questa parola percorre tutta la Bibbia, come siete stati sopportati da Cristo. Aggiunge anche perdonatevi a vicenda o accoglietevi gli uni gli altri, come siete stati perdonati da tutti i vostri peccati  e accolti da Dio. Una comunità non può esistere se non si dispiega il perdono, l’accettazione e l’accoglienza di tutti; poiché accogliere significa ricevere, aprire le mani e il cuore. Suppone sempre un rischio, implica una difficoltà che consiste in questo: l’accoglienza mi obbliga ma, quali sono i limiti dell’accoglienza? Ricordo come se fosse oggi la prima lezione che ebbi in un corso per volontari più di quaranta anni fa: nella relazione di aiuto occorre capire quali sono i limiti entro i quali la relazione si svolge, limite interiore del volontario, e limite intrinseco al tipo di relazione che si stabilisce. Capire quali sono i limiti dell’accoglienza ci aiuta da una parte ad accogliere, e dall’altra a non entrare o innescare situazioni impossibili che poi non siamo in grado di gestire e possono diventare autodistruttive.

 

 

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