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Torino Film festival, crocicchio tra fedi, diritti e memoria

La VI edizione del «Premio Interfedi – per il rispetto delle minoranze e per la laicità» in occasione del Torino Film Festival, ha assegnato la sua targa al film Nos Batailles di Guillaume Senez

La Giuria «Interfedi» promossa dalla chiesa valdese e dalla comunità ebraica di Torino con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, dove siedono Carlotta Monge (chiesa valdese), David Sorani (comunità ebraica) e Beppe Valperga (Comitato Interfedi), in occasione della la VI edizione del «Premio Interfedi – per il rispetto delle minoranze e per la laicità» e del Torino Film Festival (Tff) ha assegnato la targa al film Nos Batailles di Guillaume Senez, con questa motivazione: «La pellicola, tratta con delicatezza il percorso di un padre sindacalista che, costretto dall’abbandono della moglie ad assumersi responsabilità verso i figli, impara a rispettare le esigenze di coloro che gli sono vicino, non ponendosi più su un piano egoistico e rimanendo fedele ai propri valori, sullo sfondo della problematica realtà del mondo del lavoro odierno».

La Giuria, come da regolamento, rivolge la propria attenzione «verso film, sia italiani sia esteri, che, valorizzando la dimensione della spiritualità intesa quale ricerca dei fondamenti dell’umanità, possano contribuire a: dare voce a tutti i tipi di minoranze, alle persone svantaggiate o oppresse: incoraggiandone il riconoscimento dei diritti, favorendo l’integrazione, la partecipazione e l’ascolto; sostenendo processi di liberazione, di giustizia, di pace e di riconciliazione; combattendo le discriminazioni fondate su pregiudizi ideologici o religiosi; e promuovere la consapevolezza del valore della laicità, della cultura della tolleranza, del rispetto dell'autonomia, della libertà e della responsabilità individuali, della razionalità e della distinzione fra pubblico e privato».

Il premio Interfedi nasce nel 2013 per iniziativa di due minoranze religiose storiche italiane, la chiesa valdese e la comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del comitato Interfedi, che riunisce rappresentanti di cristianesimo (cattolici, protestanti e ortodossi), ebraismo, induismo, islam, buddismo e del mondo mormone. Il Premio è stato comunicato insieme ad altri premi collaterali prima della proclamazione del film vincitore del Torino Film Festival: quello per la «Miglior sceneggiatura» è andato al film ungherese Rossz Versek (Bad Poems) di Gabor Reisz, dalla Scuola Holden insieme al Premio Avati. Al film danese Dem Skylidge (The Guilty) di Gustav Moller, al quale è andato il Premio Achille Valdata con tanto di menzione speciale e, infine, a Dove bisogna stare, la pellicola di Davide Gaglianone sull’immigrazione, che ha ricevuto il Premio Gli Occhiali di Gandhi.

Vicitore del Tff di quest’anno è Wildlife, film del regista e attore statunitense Paul Dano. Un adattamento del romanzo Incendi di Richard Ford con la sceneggiatura firmata da Dano e Zoe Kazan. Una storia ambientata nel Montana intorno agli anni Sessanta in un quartiere residenziale in cui una famiglia, apparentemente perfetta, cadrà a pezzi.

Con Santiago, Italia proiettato nella serata di chiusura del 36 Torino Film Festival e a cura del regista Nanni Moretti, si è chiusa la kermesse, un documentario nel quale Moretti ha voluto raccontare «perché era necessario farlo» (attraverso una serie di interviste a protagonisti dei fatti) la vicenda che porto al colpo di stato militare di Pinochet nel 1973 in Cile con l’assassinio del presidente Salvador Allende, democraticamente eletto, e la successiva tragedia vissuta da molte persone, alcune di esse salvate grazie al ruolo dall’ambasciata italiana di Santiago: ambasciata che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime (circa 600), consentendo poi loro di raggiungere l’Italia, unico paese in Europa che non aveva riconosciuto il governo Pinochet.

Sullo schermo tante voci, quelle dei registi Patricio Guzman e Miguel Littin, delle giornaliste Marcia Scantlebury e Patricia Mayorga, del traduttore Rodrigo Vergara, di militari di Pinochet ormai in carcere e, ovviamente, la testimonianza di Roberto Toscano l’allora ambasciatore italiano a Santiago; e chi ricorda privato dela sua libertà racconta le torture inflitte dal regime. E ancora la testimonianza del diplomatico Piero De Masi e l’intervento di Erik Merino, ex esule dal Cile negli anni Settanta, ora imprenditore in Italia, che riassume il senso del documentario tra memoria e attualità, richiamando nelle sue affermazioni alcune preoccupanti analogie tra il Cile di allora e alcune scelte e direzioni intraprese in Italia oggi.

La prossima edizione del Tff, la numero 37, si terrà dal 22 al 30 novembre 2019.