Sequestro Aquarius, l'indignazione delle chiese evangeliche
21 novembre 2018
Intervista a Paolo Naso, coordinatore del programma Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: «sappiamo da che parte stare»
La nave Aquarius cogestita dalle Ong Sos Méditerranée e Msf-Medici senza Frontiere, che da anni si occupano di salvataggi in mare, è stata messa sotto sequestro preventivo per presunte irregolarità legate allo smaltimento dei rifiuti. La procura di Catania negli ultimi due ci ha provato prima con la ben più grave accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico della Ong spagnola Open Arms, sfociata nel nulla. E ora tenta la carta dell’illecito smaltimento.
Paolo Naso coordinatore di Mh-Mediterranean Hope, il programma per rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha un paragone chiaro in mente per rendere al meglio quanto sta accadendo:
«Il 2018 e il cinquantenario dalla morte di Martin Luther King, che tutto il mondo ha ricordato per l’inesauribile impegno a favore dei diritti e della pace. Ebbene vale la pena ricordare che il pastore battista è stato arrestato per ben 28 volte: per vagabondaggio, eccesso di velocità, guida senza occhiali, e altre amenità. Il governo non riusciva più a contenere il suo grande impatto sociale e così metteva in campo un astio persecutorio cercando qualsiasi pretesto per screditarne l’immagine. Oggi mi pare ci sia un intento simile: tutte le iniziative della procura di Catania si sono al momento risolte in un nulla di fatto, in una bolla di sapone; però hanno ottenuto un effetto comunque drammatico, combinato con la chiusura dei porti: le organizzazioni non governative sono di fatto messe in condizione di non operare. Qualcuno ne è molto contento: sono aumentati i morti nel Mediterraneo e noi non sappiamo più quanto sta accadendo nel nostro mare. Trovo molto grave che la magistratura sia piegata in questa maniera alla logica politica: è questo un tema che dovrebbe mettere in allarme chi ha a cuore la democrazia».
Msf ha commentato indignata che si tratta dell’ennesima campagna strumentale: come rispondere a questi attacchi?
«Più che l’indignazione, che ben comprendo, deve valere il criterio di informazione e analisi dei fatti, che sono evidenti: da tre anni la procura di Catania scientificamente cerca di bloccare l’operato delle Ong, in tutti modi; solo un anno fa fece scattare un analogo dispositivo di sequestro della nave Open Arms, risolto con un nulla di fatto. Trovo strano, anzi scandaloso, che si proceda in questa maniera, non si ottiene nulla e si riparte con un'altra strategia. Ora non c’è più il bersaglio grosso del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, si cerca altro. Mi pare atteggiamento per nulla costruttivo. Meglio la brutale determinazione dell’azione politica, che almeno ha chiarezza di intenti. Far apparire invece come giustizia un atto persecutorio di un magistrato mi desta qualche problema».
In mare c’è chi non smette di battersi per salvare vite.
«Certamente. La nave Open Arms con cui la Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha uno stretto rapporto di collaborazione e supporto, ieri è ripartita da Barcellona per una missione nel Mediterraneo con a bordo come medico anche una collaboratrice del nostro programma Mh-Mediterranean Hope. Noi come chiese evangeliche continuiamo a stare da questa parte ritenendo sia la parte giusta».