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«Fatti coraggio!»

Un giorno una parola – commento ad Atti degli Apostoli 23, 11

La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno
Salmo 73, 26

La notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti coraggio»
 Atti 23, 11

Il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti coraggio!». Quante volte avremmo desiderato sentire, nel cuore della notte, mentre ci agitavamo insonni, una voce che ci desse coraggio! Quante volte l’abbiamo cercata! È successo probabilmente a molti di noi di vivere in una situazione difficile e non riuscire a vederne una via d’uscita. Di sentirci dentro un tunnel nero e non riuscire neppure ad intravedere la luce. Di avere l’impressione di essere nelle sabbie mobili e di non vedere intorno a noi nessuna corda a cui attaccarci. Nessuna possibilità. Abbiamo perso il lavoro, o ci stiamo separando da qualcuno che amiamo, abbiamo subito un lutto o siamo malati e stanchi. Sentiamo che nessuno può prendere sulle proprie spalle il nostro dolore, la nostra angoscia: alla fatica di quello che abbiamo subito si aggiunge il dolore profondo di essere soli ad affrontarlo. Proprio come scrive il salmista: sentiamo che la nostra carne e il nostro cuore, la nostra essenza e la nostra personalità vengono meno.

Ed è in quel momento, proprio in quel momento che il Signore ci viene vicino e ci chiama, è proprio in quel momento che ci sussurra «Fatti coraggio!». Nel momento più buio della nostra esistenza, quando nulla sembra più poterci aiutare e sostenere, una voce ci dice «Fatti coraggio!». E lo fa parlando al nostro cuore, assumendo le spoglie di un nostro vicino, o di un amico, talvolta di un estraneo, o della bellezza della Natura che ci circonda: «Fatti coraggio! Resisti!».

Ma noi spesso siamo così concentrati in noi stessi e nel nostro dolore, nella nostra rabbia e nella nostra fatica che neppure lo sentiamo. Non sentiamo la voce che ci sostiene, non accogliamo le braccia che ci stringono, non vediamo il cuore che batte accanto al nostro. Ma Paolo quella voce l’ha sentita, così come il salmista ed entrambi ci testimoniano che quella voce parla anche ad ognuno e ognuna di noi perché il Signore è la nostra rocca ieri, oggi e in eterno. E quindi uniamoci a Lutero e con lui cantiamo con cuore sereno: Ein feste Burg ist unser Gott , Forte rocca è il nostro Dio!

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