Il valore della comunione con l’altro
08 ottobre 2018
Un giorno una parola – commento a I Samuele 23, 16
Gionatan, figlio di Saul, si alzò e andò da Davide nella foresta. Egli fortificò la sua fiducia in Dio
I Samuele 23, 16
Sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace
Efesini 4, 3
Un deserto dove si fugge. Una montagna, una foresta, un luogo inaccessibile dove si può nascondersi: questo lo scenario in cui avviene l’incontro di Gionata e David. Due amici, il cui legame profondo (come altri amici di cui ci parlano testi antichi) sfida anche la vicinanza della parentela: Gionata, figlio del re Saul, è unito in questo legame unico con il nemico numero uno del proprio padre, David, figlio di Iesse. Poco prima dell’incontro tra i due era risuonata la voce del re Saul che si lamentava proprio dell’abbandono da parte del proprio figlio. David si trova qui perché sta cercando di sfuggire al progetto omicida di Saul. Continuamente David si rivolge al Signore, prima di ogni decisione, prima di qualsiasi mossa, e puntualmente riceve indicazioni e ordini che puntualmente esegue. Eppure il testo biblico aggiunge questo incontro tra due uomini legati da profondo affetto (hesed) e fedeltà, e ne fa un momento in cui viene alla luce in tutto il suo splendore il valore della comunione con l’altro, che è anche comunione con l’Altro.
Gionata viene per fortificare la fiducia di David nel Signore; il testo presenta una parola che si può tradurre anche con «mano» (come in effetti preferisce fare la LXX), e nella sua ricchezza risuona come il racconto dell’amico che viene a rafforzare la «mano in Dio» di David. La fiducia di David nella mano del Signore è la forza che egli stesso riceve, l’energia che la mano di David ottiene affidando se stesso e il proprio destino nelle mani del Signore. È bello ricordare e testimoniare la gratitudine quando un amico si alza, e sfidando ogni forza contraria, viene da noi con l’effetto di rafforzare la nostra fiducia, rinvigorire le nostre mani, ridare coraggio alla nostra azione affidata alla potenza del Nome. E così anche noi, quando ci alziamo per andare da un amico che attraversa il suo deserto possiamo essere la voce che mette fuori campo le tante forze di abbattimento, la voce che risalta perché dà forza e apre alla fiducia.