Sit-In contro la guerra in Yemen
26 settembre 2018
Fra i partecipanti anche la Commissione globalizzazione e ambiente della Fcei e il comitato, che vede fra i membri la Chiesa battista di Carbonia e Sulcis Inglesiente che si batte per la riconversione della fabbrica di armi sarda RWM
L’associazione Sardegna pulita (tra i soci fondatori del comitato riconversione RWM, l'azienda sarda produttrice di armi) è arrivata a Roma lo scorso 19 settembre per un sit-in davanti l’ambasciata dell’Arabia Saudita contro i bombardamenti in Yemen.
I yemeniti stanno subendo dal 2015 una guerra sanguinaria, frutto come possiamo immaginare delle grandi risorse petrolifere che attraversano il paese. L’ Onu ha definito il conflitto come il più grave disastro umanitario dalla fine della II guerra mondiale. Nel solo mese di agosto sono morti 300 bambini e qualche settimana fa sotto un bombardamento è finito uno scuolabus. Le persone presenti, tutte in rappresentanza di associazioni, movimenti, sindacati e chiese con la Fcei, tramite la commissione Glam, hanno tenuto in mano le foto dei corpi di bambini dilaniati dalla ferocia bellica, chiedendo la fine delle ostilità.
In Sardegna il tema di una economia pulita sul piano umanitario espressa dal Comitato sta trovando una adesione importante e crescente. È costante la denuncia di quanto sta accadendo che da voce all’angosciosa consapevolezza che gran parte di quelle bombe sono di provenienza RWM, fabbrica tedesca di armi belliche in piena attività produttiva sul comune di Domusnovas (Ca).
Presente la europarlamentare Giulia Moi, che ha sollecitato il governo a trovare soluzioni anche in ambito lavorativo, perché la piaga che si sta aprendo con il ricatto occupazionale comincia a divenire purulenta. Ha chiesto inoltre un incontro a breve con l’ambasciatore saudita al fine di avviare un dialogo, anche sulla scia delle dichiarazioni della ministra della difesa Trenta, la quale sta indagando in merito alla legittimità delle esportazioni belliche in Arabia Saudita, riguardanti per l’appunto anche le bombe sarde. La violazione dell’art. 5 legge 185/90 è il cavallo di battaglia del comitato riconversione RWM nato ad Iglesias nel maggio 2017. L’impegno dei cittadini, associazioni e chiese, tra cui anche la chiesa battista di Carbonia e Sulcis Iglesiente, ha portato in breve tempo il comitato a raggiungere obiettivi importanti. Oggi la questione bombe RWM è raccontata sui canali di informazione italiani e stranieri ma ci vuole ancora di più, ossia la consapevolezza che la guerra è un terrificante gioco da tavolo, con destinatari sempre più lontani dal nostro sguardo e se possibile invisibili.
La logica con cui si colpisce uno scuolabus è efferata, fa parte di quello scarto umano sacrificato al massacro solo perché vicino ad obiettivi sensibili. Il mondo bellico è asettico e con i droni armati sta raggiungendo la vetta dell’anonimato. Il popolo della fede ed i cristiani devono immediatamente sollecitare questa attenzione. Questo è stato l’appello di Colleferro, all’incontro organizzato da Emergency sabato 22 settembre, al cui tavolo il comitato riconversione RWM è stato invitato e che la commissione Glam ha seguito. L’Italia è un paese costantemente in guerra con un commercio di armi che negli ultimi anni ci ha portati al nono posto mondiale per esportazione. La guerra è disastro umano e ambientale e Colleferro ed i suoi abitanti ne sanno qualcosa: la valle del Sacco, definita valle della morte, ha riportato alla luce ciò che è stato sotterrato dalla SIMMEL DIFESA, altra fabbrica di armi letali. La guerra fatta lontano da noi ritorna con il suo eco di dolore entra nelle case e miete a sua volta vittime con tumori, leucemie, trasformazioni del patrimonio genetico, moria di pesci, tossicità dei terreni, questo è l’effetto di ritorno nella valle del Sacco. Ci ritorna con gli sbarchi sulle coste, con i morti in mare, con il senso di impotenza di uomini e donne che ancora provano sentimenti umani. Anche a Colleferro l’appello è “stiamo uniti”, insieme siamo un esercito per la pace, insieme come ha dichiarato la portavoce di Sant’Egidio per i corridoi umanitari, un’esperienza da replicare all’infinito, un accordo tra Sant’Egidio e la FCEI che riporta la società civile ed il popolo della fede in una dimensione umana.