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In Cristo siamo figli e figlie di Dio

Un giorno una parola – commento a Galati 4, 6

«Tornate, figli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti!». «Eccoci, noi veniamo da te, perché tu sei il Signore, il nostro Dio»
Geremia 3, 22

Perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida:  «Abbà, Padre»
Galati 4, 6

«Diventa ciò che sei, avendolo appreso»… (Pindaro)

Un giorno Jean-Paul Sartre, seduto a un caffè di Parigi, chiese a un signore che stava in piedi davanti a lui: «Chi è lei e che vuole da me?». Il signore rispose: «Io sono il cameriere». E Sartre: «No, lei non «è» un cameriere, lei «fa» il cameriere. Non si confonda a questo proposito» (Umberto Galimberti in D di Repubblica del 30/10/01). 

Chi sei? Chi sono? Come risponderemo? Identificandoci in un ruolo, come il cameriere di Sartre: impiegato, insegnante, agricoltore, pastore evangelico, pensionato? Penseremo ai nostri genitori, al nostro popolo, alla nostra cultura, al genere umano in quanto uomini e donne? Come credenti, ci rammenta l’apostolo Paolo, siamo qualcosa di diverso e di più: siamo, in Cristo Gesù, per adozione, figli di Dio. Lo siamo per la nostra fede: siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù (Gal 3, 26); rassicurati dallo Spirito nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre» (Gal 4, 6). Siamo figli di Dio. 

Il cameriere, nella descrizione che ne fa Sartre nel suo «L’essere e il nulla»«fa il cameriere», cioè«interpreta»il suo mestiere, con la voce e il corpo, si diverte a farlo, alla perfezione, come un attore nel suo ruolo. Non ci è richiesto di «atteggiarci»a figli di Dio, lo siamo e basta. Da questa nuova condizione di figli, tuttavia, non può non derivare nulla. La predicazione cristiana fa seguire sempre alla proclamazione dell’evangelo l’esortazione ad una vita nuova: sentire, modo di essere, agire devono essere conseguenti e coerenti con ciò che crediamo e con ciò che siamo: Non cè infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono (Lc 643). È l’opposto del legalismo che Gesù condanna e di ciò che fa il cameriere: illudersi di essere ciò che si fa! Anche per i credenti vale l’ammonimento del poeta greco Pindaro: «Diventa ciò che sei, avendolo appreso»… (Pitiche 2,72).

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