La storia umana è nelle mani di Dio
28 agosto 2018
Un giorno una parola – commento a Apocalisse 15, 3-4
Il Signore regna; esulti la terra e gioiscano le numerose isole
Salmo 97, 1
Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome?
Apocalisse 15, 3-4
Non v’è dubbio che viviamo in tempi difficili. La storia umana sembra segnare il passo nel suo progresso e forse ci manda anche qualche segnale di regressione. Si riaffacciano atteggiamenti sociali che auspicavamo del tutto superati e ideologie che speravamo sconfitte per sempre. Siamo perplessi.
Come affronta questi momenti la parola di Dio? La Bibbia ci esorta a considerare la storia umana come un riflesso della storia di Dio. Questo non significa che al genere umano è tolta la responsabilità di agire sul piano storico, ma piuttosto che le sorti ultime della storia umana sono saldamente nelle mani di Dio.
Un esempio di ciò è il culto cristiano. Nel culto noi leggiamo storie bibliche che si riferiscono ad eventi antichissimi, ma per noi quelle storie sono attuali, nel senso che parlano a noi. Nel culto leggiamo, ascoltiamo, preghiamo e cantiamo di gioia, redenzione e vita eterna anche con il cuore gonfio di tristezza, anche avviliti per il senso di colpa, anche in presenza di un feretro. Il culto anticipa e celebra nel presente una realtà che è tale perché già è avvenuta in Cristo.
Le parole che stiamo commentando sono liturgiche, ossia di quelle che si pronunciano durante un culto. Parole di gloria e vittoria pronunciate in tempi di persecuzione. Come è possibile? È quella certezza interiore che noi chiamiamo fede e che ci dà speranza in tempi difficili: «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Giovanni 16, 33) «… e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» 1 Giovanni 5, 4).