Momenti di pace
27 luglio 2018
Il confronto con altre culture, la scoperta del diverso attraverso la promozione di piccoli momenti di quiete
Partire dai semplici momenti di quiete per instaurare un discorso di pace. Questo è lo scopo finale di Stills of Peace and Everyday Life, manifestazione che animerà alcune località abruzzesi fino a settembre. Cinema, arte e cultura in generale sono i mezzi attraverso i quali si scopre e si entra in dialogo con un paese straniero che, per l’edizione 2018, è il Marocco.
Ne parla la responsabile del progetto, Giovanna Dello Iacono.
Di cosa si occupa questo progetto, com’è nato e quali sono i suoi scopi principali?
«Il progetto promosso dalla fondazione Aria, nata nel 2011, composta da un centinaio di imprenditori, aziende, artisti, professionisti abruzzesi che si sono riuniti per promuovere il territorio regionale. Stills of Peace è partito cinque anni fa con un confronto con il Pakistan, attraverso un contatto con l’ambasciata italiana ad Islamabad che invitò nel 2013 la fondazione Aria a ospitare una mostra di sei artisti abruzzesi. In quell’occasione si presero i primi contatti con istituzioni come l’università e altre istituzioni museali, per poi organizzare in luglio una prima mostra ad Atri, città ducale con location molto suggestive. Negli anni successivi c’è stato anche un confronto con la cultura spagnola, poi francese, l’anno scorso con la Cina e quest’anno con il Marocco. Si svolgono sia ad Atri che a Chieti diverse mostre di artisti italiani e marocchini.e in questa edizione un’iniziativa molto interessante è Stills for Peace for Children, progetto didattico per bambini delle scuole elementari, partita per indagare delle realtà multietniche, all’interno dei contesti scolastici, molto interessanti. Le classi hanno lavorato sulla fotografia analogica fotografandosi tra di loro, costruendo una camera oscura e quindi sviluppando le loro stesse. È stato bello vedere la sorpresa all’apparizione, in queste bacinelle, delle immagini e dei ritratti. Un esperimento didattico che è anche stato anche ripreso in un film. A completare questo focus sulla cultura marocchina abbiamo una rassegna di cinema magrebino con otto titoli a cura di Pino Bruni. Abbiamo selezionato film per lo più fuori dai circuiti tradizionale che vengono proiettati tutti i lunedì alle 21».
Il confronto con la diversità è al centro di questo festival?
«Durante queste esperienze scopriamo sempre qualcosa di diverso ma anche qualcosa di uguale che ci accomuna. La sorpresa maggiore è proprio la scoperta dei tanti punti in comune che si hanno con culture che sembrano apparentemente molto lontane e differenti. Attraverso i canali della cultura e dell’arte ci si scopre molto più simili di quello che si pensava. Questo è successo anche l’anno scorso col confronto con la Cina verso la quale sembrano maggiori i punti di diversità che di somiglianza. In particolare questa sorpresa si palesa attraverso il cinema, un canale di comunicazione molto forte che probabilmente proprio per questo motivo spessissimo viene censurato. È come se ci si calasse nella prospettiva dell’altro che diventa un tuo simile. Questo è uno degli aspetti più interessanti del progetto e uno degli obiettivi i suoi promotori; lo stesso titolo, Stills of Peace and Everyday Life, lo sottolinea. L’organizzazione non ha l’ambizione di dare un contributo per la risoluzione di problemi globali, perché sarebbe utopistico, ma si vogliono far scoprire i momenti di pace che ognuno di noi può vivere nella vita quotidiana. Ci sono paesi in guerra, problematiche profonde, complesse, e poi le stesse difficoltà che ognuno di noi può vivere nel corso della propria vita; questo progetto vuole indagare quei momenti di normalità, tranquillità e di pace che ognuno, in qualsiasi circostanza, anche la più complicata, ricerca».